giu262013
Fibre per l’equilibrio glicemico, non solo nel diabete
Semplici interventi sulla dieta che fanno aumentare la quantità di fibre ingerite, possono aiutare a contenere le escursioni della glicemia e dei trigliceridi post-prandiali e a ridurre, così, il rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari. È stato questo il tema della lettura tenuta da Angela Albarosa Rivellese, della Società italiana di diabetologia (Sid) e docente di Medicina interna presso l'università Federico II di Napoli, al congresso dell'American diabetes association terminato ieri a Chicago. «La dieta moderna» aggiunge Stefano Del Prato, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) «è diventata più appetibile ma meno ricca di fibre. Quindi non solo mangiamo di più, ma mangiamo anche peggio, con il risultato che si ingrassa più facilmente e aumenta ancora di più il rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari». Lo stato post-prandiale è caratterizzato da alterazioni sia del metabolismo glucidico che lipidico che si correlano ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e di diabete. Quando si assume un pasto si assiste a un fisiologico aumento della glicemia, dell’insulina e dei lipidi; se l’alimentazione è ricca di carboidrati semplici e di grassi, questi aumenti sono più marcati e a lungo andare si può avere un rischio aumentato di alcune malattie croniche, come l’obesità e il diabete, oltre che di malattie cardio e cerebrovascolari. Le alterazioni della glicemia e dei trigliceridi che caratterizzano il periodo post-prandiale possono essere modulate in maniera positiva, migliorando la qualità e la quantità dei cibi che introduciamo. «Abbiamo visto, effettuando studi sia nei soggetti diabetici che nella popolazione generale» continua Del Prato «che assumendo una dieta più ricca in legumi, cereali integrali, frutta e vegetali – quindi più ricca in fibre – nel periodo post-prandiale si osserva una riduzione sia della glicemia che dei trigliceridi, rispetto a soggetti che assumono una dieta povera di fibre».