ott312017
Fibrosi Cistica, in Italia nuova terapia mucolitica inalatoria
È disponibile in Italia una nuova opzione di cura per chi è affetto da fibrosi cistica: è una terapia mucolitica inalatoria a base di mannitolo in polvere (Bronchitol), per rispondere all'esigenza dei pazienti di avere a disposizione una terapia non soltanto efficace e ben tollerata nel lungo periodo, ma anche maneggevole nell'utilizzo quotidiano e con una maggiore velocità di somministrazione rispetto alla terapia aerosolica. A farlo sapere è una nota di Chiesi, l'azienda che la commercializza, che ricorda che la patologia è una malattia genetica rara che insorge alla nascita e con cui si è costretti a convivere per tutta la vita: oggi in Italia ne soffrono circa 6.000 persone.
«La terapia inalatoria è stata una delle rivoluzioni più importanti per il miglioramento della cura della Fibrosi Cistica, in quanto consente una migliore nebulizzazione del farmaco per raggiungere le vie aeree più profonde dove si concentra il muco più denso» spiega
Valeria Raia, Presidente della Società Italiana per lo Studio della Fibrosi Cistica. «Grazie a terapie efficaci, ben tollerate ed eseguite in maniera corretta e costante nel tempo, i bambini che nascono con questa malattia hanno oggi la possibilità di diventare adulti in buona salute e di avere una qualità di vita al pari dei loro coetanei. La velocità di somministrazione e la rapidità d'azione del farmaco rappresentano elementi fondamentali per far sì che il paziente percepisca il beneficio della cura che sta facendo e aumenti il grado di aderenza alla terapia». «Lavorare nel campo delle malattie rare rappresenta una sfida e una grande responsabilità nei confronti dei pazienti e dei medici che li hanno in cura - dichiara Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia. Con specifico riferimento alla Fibrosi Cistica, l'impegno di Chiesi si concentra sull'obiettivo di mettere a disposizione soluzioni terapeutiche nuove e sempre più 'a misura di paziente', consapevoli che in gioco non c'è soltanto la sopravvivenza, ma anche una migliore qualità della vita delle persone che nascono con questa grave malattia genetica».