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Fitoestrogeni e cimicifuga nella sindrome post-menopausale
La sindrome post-menopausale può manifestarsi con sintomi difficili da tollerare, come vampate di calore, sudorazione, secchezza vaginale, osteoporosi, ansia e depressione. La fitoterapia, alle giuste dosi, può offrire un adeguato sollievo alle donne in questa fase della loro vita
Secondo la medicina occidentale la sindrome post-menopausale (Spm) è un evento fisiologico che interessa la donna durante la fase finale della sua età fertile. Rappresenta uno dei periodi più difficili nella vita di una donna, giornalmente combattuta tra vampate di calore, sudorazione, secchezza vaginale, osteoporosi, ansia e depressione. In Usa circa il 10% di loro ricorre a terapia ormonale sostitutiva (Tos) non sempre incontrando i risultati sperati. In questo contesto la fitoterapia riesce a trovare il suo spazio nonostante venga fortemente osteggiata dalla medicina convenzionale. Le revisioni Cochrane, riguardanti l’efficacia dei fitoestrogeni e della Cimicifuga racemosa (C.r.) per il controllo della sintomatologia climaterica, sono poco incoraggianti. Tuttavia esiste un’ampia fetta di studiosi che definisce tali risultati eccessivamente severi perché non terrebbero conto dell’estrema disomogeneità delle dosi e della tipologia di estratti utilizzati nei trials. I fitoestrogeni (isoflavoni) della soia, ad esempio, sono stati somministrati in una posologia media di 40-80 mg/die, quando abitualmente nella pratica clinica la posologia necessaria varia dai 100 ai 200 mg/die. Il farmacista che volesse produrre preparati officinali a base di soia secondo le disposizioni Ministeriali non può comunque superare gli 80 mg di isoflavoni/die. (1) Riguardo alla C.r. è in atto addirittura una “disputa tra giganti”. L’Emea, a differenza della Cochrane, afferma che l’estratto di C.r., assunto alla dose giornaliera di 40 mg, ha un efficacia consolidata contro la Spm. Tuttavia non tutti gli estratti sarebbero efficaci, bensì solo quello etanolico al 60% v/v e isoporopanolico al 40% v/v. (2,3) Quest’ultimo, da solo o in associazione con l’Iperico (nota pianta ad azione antidepressiva) è stato testato su più di 11.000 pazienti, dimostrando sicurezza ed efficacia anche per l’uso a lungo termine. (4) Non si conosce ancora esattamente il suo meccanismo d’azione; pare possa ridurre i livelli di Lh senza un’attività estrogenica diretta, piuttosto attraverso una attività modulatrice selettiva sui recettori per gli estrogeni. Per questo motivo la C.r., così come i fitoestrogeni, viene controindicata in gravidanza, in allattamento e per pazienti trattati contro tumori ormone-dipendenti. L’avvertenza Ministeriale da riportare in etichetta è: da non utilizzare in pazienti con storia di disordini epatici e comunque sempre sotto una supervisione medica.
1) The Cochrane Library 2013, Issue 12
2) Cochrane Database of Systematic Reviews 2012, Issue 9
3) EMA/HMPC/600717/2007
4) Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine Volume 2013, Article ID 860602, 21 pages.
Angelo Siviero
Farmacista esperto in fitoterapia e galenica
info@fitovallee.com