Mi stupisce che addetti alla materia non si rendano conto che il vasto mercato dei supplementi naturali, in massima parte è una gigantesca bufala. La gran parte dei lavori scientifici è su sistemi cellulari perché queste sostanze sono in genere molto poco, o per nulla, biodisponibili in vivo (es. la curcumina). Quelle che funzionano veramente (e sono biodisponibili) sono già da anni parte dell’armamentario della farmacologia clinica. Il resto da speranze, molte speranze, ma nulla più.
Un lavoro molto ampio del 2015 su Agricultural Sciences con 38 citazioni (https://www.scirp.org/html/3-3000978_55708.htm) conclude, dopo l’analisi di moltissime sostanze naturali (flavonoidi, antociani, ecc.), dicendo: “Further studies on the biodisponibility and mechanisms of action will be necessary, as well as their antioxidant activity and possible synergy with other dietary components.” Se si cerca un antiossidante la vitamina C va molto bene, non è tossica (è molto idrosolubile e la uriniamo velocemente) e costa relativamente poco. Starei più attento con la vit. E e A, ambedue antiossidanti, ma liposolubili, e quindi non eliminabili facilmente. Oltre questo mi fermerei.
Molte sostanze naturali usate come supplementi nella dieta (es. ginger, antocianine, ecc.) sono ritenute sicure dalla FDA semplicemente perché assolutamente non assorbite dagli esseri umani, quindi innocue. Di altre, usate come supplementi “curativi” ed estratte da piante medicinali (es. valeriana) si conoscono bene gli effetti, ma moltissime altre portano ad alterazioni delle transaminasi epatiche con evidenti e serie lesioni epatocellulari. Di tutto ciò le case produttrici non dicono nulla, né si fanno studi sulla loro tossicità (eccetto che per la valeriana dell’esempio). Molte proprietà sono state studiate solo a livello cellulare e non in vivo, semplicemente perché occorrono precise e chiare procedure e dati sperimentali per poter accedere agli studi clinici (trials). Inoltre, quasi sempre, identificazione tassonomica, standardizzazione del prodotto, biodisponibilità, saggi di tossicità farmacologica, farmacocinetica, ed effetti clinici non sono citati dalle case, banalmente perché mai fatti. Inoltre, spesso in molte formulazioni vengono usate insieme più di una di queste sostanze, rendendo più difficile la comprensione dei danni biologici (vedere per es., Food Product Optimization for Quality and Safety Control: Process, Monitoring and Safety Control – CRC Press, 2021. ISBN.978-1-77188-879-0).
Per es., la quercetina, ben noto flavonoide tra i più rappresentativi, è realmente implicata in molti processi biologici con attività sia positive che negative, ma ad oggi, non è ancora noto quale sia la sua forma attiva (chinone, semichinone, deprotonato, ecc., ) con cui è effettivamente coinvolta in ciascuno di questi processi (DFT Study of Quercetin Activated Forms Involved in Antiradical, Antioxidant, and Prooxidant Biological Processes - Sébastien Fiorucci, et al., J. of Agric. and Food Chem. 2007 55 (3), 903-911 - DOI: 10.1021/jf061864s) con ben 121 citazioni internazionali, ultima delle quali del 2020.
Si possono portare moltissimi altri esempi simili. In genere basta un sol lavoro pubblicato da qualche parte (anche a pagamento) per far scatenare quello specifico mercato. Quando c’è un reale effetto, il composto è venduto in farmacia come farmaco e non come supplemento. Alla base non ci sono proprietà miracolose ma rappresentano solo un utile meccanismo per fare soldi con materie prime e metodi molto poco costosi. Se questo è l’intento principale, allora escludete dalla vendita quelle che possono dare danni cellulari, per etica professionale. Penso che Esculapio si infurierebbe moltissimo.
Un saluto