Quando si gioca con l’informatizzazione e la digitalizzazione ci deve prima essere un piano organico nazionale generale, chiaro, preciso e con un cronoprogramma ben definito, poi si mettono i fondi a disposizione dell’attuazione, poi si deve creare l’infrastruttura capace di reggere la trasmissione e l’accumulo di una enorme mole di flussi informativi (la parte telematica e di archiviazione), poi si debbono creare i vari processi digitalizzati a carico delle singole amministrazioni (i sistemi software digitalizzati) e infine si deve rendere tutto interoperabile (cioè un documento digitalizzato di un’amministrazione deve poter essere inviato, archiviato e gestito anche da un’altra amministrazione).
Il tutto richiede che i passaggi da una fase all’altra siano rapidi ed efficienti per ottemperare il cronoprogramma. Una gestione differenziata a macchia di leopardo, senza un cronoprogramma è solo indice di incompetenza, mala fede, disservizi e spreco di risorse pubbliche. Cosa che puntualmente accade.
Del resto in un paese con il 55% di persone tra analfabeti totali (5% = 1,65 milioni), scolarizzati tra elementari e medie (31,35 milioni), con appena il 13% di laureati (circa 8 milioni, ma pochi nel settore tecnico/scientifico) e solo un 30% di diplomati (18 milioni) (dati da statistiche ISTAT e CENSIS 2019), di cui il 22% di pensionati (13,2 milioni) e circa 10,7 milioni di ragazzi fino a 18 anni (18% e con una evasione scolastica di circa il 5%), sul totale, cosa vi aspettavate? Senza contare gli analfabeti culturali (con laurea e/o diploma).
Come potete immaginare di andare verso il futuro con 33 milioni di cittadini che a stento sanno leggere, scrivere e far di conto, con un po’ di storia e geografia, e con nessuna possibilità di flessibilità lavorativa o anche di formazione ex novo?
Se avete presente tutto ciò allora capirete perché esiste il Sistema Italia e chi ha un minimo di capacità critiche si deprime sempre di più.
Un saluto