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Politica e Sanità

18 Ottobre 2016

Furto di farmaci di fascia H, A e C per oltre 2mln di euro, coinvolte farmacie


Venti colpi messi a segno, oltre due milioni di euro in farmaci, 18 misure cautelari di cui 16 in carcere e perquisizioni presso farmacie ed un locale adibito a deposito per i prodotti rubati. Questi i numeri dell'operazione "Caduceo", condotta dai carabinieri di Ferrara, che ha interrotto un traffico di farmaci, di fascia H, A e C, rubati in Italia e reimmessi nel mercato estero, grazie a società create ad hoc, e nazionale, grazie a farmacie compiacenti. Gli inquirenti hanno fatto sapere che 13 furti hanno colpito farmacie ospedaliere, dove sono stati sottratti medicinali a costo elevato per il trattamento di patologie oncologiche e croniche, gli altri 7 sono stati eseguiti su diversi obiettivi tra cui un camion che trasportava farmaci veterinari e una cassaforte all'interno della Asl di Bologna, per un totale sequestrato di due milioni 700 mila euro.

L'operazione di oggi conclude un'indagine avviata nel marzo 2014 avviata a causa di alcuni furti nelle farmacie degli ospedali di Cento e Lagosanto, in provincia di Ferrara, e che ha permesso prima di identificarne gli autori e poi di scoprire un'organizzazione strutturata e ramificata, con un vertice in Campania, che godeva della copertura offerta da esponenti di un clan di Napoli dietro al pagamento mensile. L'organizzazione si basava su un gruppo di persone che si occupava dei furti dei farmaci, poi c'era chi dava supporto logistico al gruppo nel Nord Italia, selezionando gli obiettivi con sopralluoghi e ricognizioni funzionali e un corriere sull'asse Napoli-Genova, trasportava i farmaci e forniva le strutture per lo stoccaggio.

C'era anche una sorta di "manager" della struttura che faceva da trait d'union tra ladri specializzati e professionisti del settore farmaceutico. Per spostarli all'estero i farmaci venivano «ripuliti» attraverso una serie di operazioni di compravendita effettuate attraverso società appositamente create nei paesi dell'est Europa, per poi materialmente inviarli in particolare nell'Europa del Nord. I farmaci assumevano così una nuova legittimazione per essere messi sul mercato. Questa tecnica era messa in atto per i medicinali di tipo H, come gli antitumorali, dispensabili in Italia solo negli ospedali. L'organizzazione gestiva anche medicine di categoria A e C: una sorta di "broker" era in contatto con i ladri e con un informatore farmaceutico in pensione di Genova che acquistava la merce per poi ricettarla ad altri informatori. Grazie a questa triangolazione venivano rifornite farmacie compiacenti nelle province di Genova, Torino, Cuneo e Brescia, dove sono state fatte perquisizioni. Tutta l'organizzazione godeva della copertura offerta da esponenti del clan "Licciardi" di Napoli dietro al pagamento mensile di una cifra di 10 mila euro.

Alle 18 persone, 14 residenti in Campania, raggiunte dalle misure cautelari emesse dal Gip di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Ferrara, sono stati contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e ricettazione di medicinali in alcuni casi con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con clan del napoletano. Nell'ambito dello stesso procedimento i Carabinieri del Comando per la Tutela della Salute di Milano hanno eseguito otto perquisizioni presso sette farmacie e un locale adibito a deposito per i farmaci rubati, tutti insistenti nel nord Italia tra Brescia, Bergamo e Genova. Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ha parlato di «fenomeno odioso»: da un lato perché i farmaci in questione sono costosi e «ogni singolo furto ha provocato un danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro». Dall'altro perché sottrarli «faceva sì che malati di tumore non potessero essere sottoposti alle cure».


Simona Zazzetta

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