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Galenica

01 Marzo 2024

Enzimi pancreatici, preparazione galenica in caso di carenza. Fondamentale la gastroresistenza

Per sopperire alla carenza di farmaci industriali a base di enzimi pancreatici si può valutare con il medico prescrittore il ricorso a mix di enzimi da allestire in laboratorio galenico


di Luca Guizzon (Farmacista clinico territoriale, esperto di fitoterapia)


Enzimi pancreatici, preparazione galenica in caso di carenza. Fondamentale la gastroresistenza

Negli ultimi mesi, reperire i farmaci industriali a base di enzimi pancreatici non è più così facile e in mancanza di alternative, si può valutare con il medico prescrittore il ricorso a mix di enzimi da allestire in laboratorio, prestando però molta attenzione agli aspetti formulativi e di rilascio del principio attivo, poiché sono aspetti cruciali per questa preparazione. Quantomai importante in questo frangente il dialogo tra farmacista e medico prescrittore.

Quando servono i farmaci a base di enzimi pancreatici
Gli enzimi pancreatici sono proteine che servono a scomporre e permettere l’assorbimento dei nutrienti; sono prodotti, come suggerisce il nome, dal pancreas, ghiandola a secrezione sia esocrina, che endocrina. In particolare, a livello endocrino, il pancreas produce, tra gli altri, insulina e il glucagone, mentre dal lato esocrino, lipasi, amilasi, e vari tipi di proteasi che contribuiscono alla digestione e all'assorbimento dei nutrienti. In caso di condizioni o patologie dove la secrezione di questi enzimi sia compromessa, si possono somministrare per via esogena.

La somministrazione di questi enzimi è indicata nel trattamento della insufficienza pancreatica esocrina (ridotta o insufficiente funzione del pancreas) causata da fibrosi cistica (malattia ereditaria), pancreatite cronica, pancreatectomia (resezione totale o parziale del pancreas), gastrectomia totale e resezioni gastriche parziali (resezioni dello stomaco), ostruzione duttale da neoplasie (tumori del pancreas o del coledoco). La supplementazione di enzimi pancreatici può anche essere di aiuto nella insufficienza pancreatica esocrina dell’anziano.

Dal punto di vista formulativo e tecnologico, la parte più complessa è far si che questi enzimi vengano rilasciati nel duodeno (dopo aver superato l’acidità dello stomaco) in modo tale da mimare al meglio il sito di azione fisiologico. Tale aspetto è cruciale e, per realizzarlo a dovere, merita di esser studiato tramite analisi di rilascio del principio attivo.

Esempio formulativo
Gli enzimi, che normalmente vanno a comporre la cosiddetta “pancrealipasi”, sono la lipasi (deputata a scomporre i lipidi) da 10000UI a 25000UI, la proteasi (fa 600 a 1000 UI) per digerire le proteine e l’amilasi (da 8000 e 18000 UI) per la digestione dei carboidrati.

Esempio formulativo
Materiali: analisi di laboratorio, bilancia, mortaio, pestello, incapsulatrice, aspiratore per polveri
Lipasi   12000U
Amilasi 10000U
Proteasi 1000U
Eccipiente

Gli enzimi sono caratterizzati dal valore U. Una U viene definita come la quantità di un enzima che catalizza la conversione di 1 micro mole di substrato in un minuto alla temperatura di 25 °C e ai valori di pH e di concentrazione di substrato tali da sviluppare la massima velocità di conversione del substrato stesso. Cruciale quindi è che il rilascio degli enzimi avvenga nei tempi e, quindi, nei distretti dell’apparato digerente, corretti. Infatti, il rilascio precoce degli enzimi in zone non adatte (esp nel cavo orale o nello stomaco) può portare ad una ridotta efficacia del farmaco e all’irritazione delle mucose.

Dosaggio e gastroresistenza
Per il dosaggio degli enzimi, si presti attenzione alla quantità di U/g della sostanza di partenza, al fine di calcolare con esattezza i grammi necessari per la preparazione.
Ci sono varie tecniche che si possono utilizzare per far sì che le capsule superino il lume gastrico (acido) e si sciolgano nell’intestino. Si può effettuare una doppia capsula, utilizzare capsule acido resistenti o filmare le capsule con determinati agenti. Ma, in tutti i casi, è importante una valutazione preliminare del rilascio e dissoluzione della capsula per consentire un corretto profilo farmacologico.
Infatti, la “gastroresistenza” si ha se la capsula resiste in ambiente acido tra 2 e 3 ore e si evita che il succo gastrico riesca a penetrare all’interno della capsula diluendo gli attivi. Quindi può essere necessario sia filmare che utilizzare involucri acido-resistenti. Gli involucri acido-resistenti, infatti, normalmente sono studiati per evitare di sciogliersi per 30 minuti, bisogna fare in modo che tale tempo si allunghi, senza tuttavia arrivare al paradosso che la capsula esca immodificata dal retto.
In ambito industriale, si ovvia a questo inconveniente andando ad utilizzare come riempimento dei microgranuli filmati ad hoc.




TAG: FARMACISTI, CARENZA DI FARMACI, PREPARAZIONI MAGISTRALI, GALENICA, FARMACI, ENZIMI

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