giu52013
Gb, procedure sanitarie trans-confine non devono ricadere sui farmacisti
«Il Governo deve assicurare che i farmacisti non siano sommersi dal carico di lavoro derivante dalle procedure transfrontaliere» lo chiede Pharmacy voice, organizzazione che accorpa i rappresentanti delle principali associazioni di categoria, Association of independent multiple pharmacies (Aimp), Company chemists’ association (Cca) e National pharmacy association (Npa), in risposta alla consulta del Department of Health sulla mobilità dei pazienti attraverso i confini, che si è conclusa lo scorso 24 maggio. Il pomo della discordia sono le direttive europee che chiedono di facilitare e uniformare il più possibile l’accesso a cure e servizi sanitari in tutti gli stati membri. «Però» obietta Mike Holden di pharmacy Voice «è importante che ogni sistema sviluppato sia semplice da implementare e non provochi un inutile aggravio di lavoro per i farmacisti e gli altri operatori sanitari». Sono 4, in particolare, i punti critici da considerare con attenzione:
- il problema di stabilire se uno straniero ha diritto o no alle cure a carico del servizio sanitario britannico (Nhs) deve essere risolta dal medico e non dal farmacista
- serve una guida pubblico che stabilisca quando un medico di base può fornire a un paziente, non residente in UK, una consulenza o un trattamento a carico del Nhs
- occorre sviluppare un metodo, su base nazionale, per identificare le prescrizioni per le quali bisognerà chiedere il rimborso a un altro stato membro
- recenti modifiche nei termini di servizio richiedono che una prescrizione a carico del Nhs in Inghilterra si accompagnata da un codice valido, altra questione che non deve ricadere sul farmacista.