giu62014
Giua neo presidente Sifac: in programma studi osservazionali e linee guida
Sviluppare studi clinici osservazionali indipendenti, attraverso la costruzione di una rete multicentrica di farmacie, in modo da raccogliere dati a sostegno dell’attività e del ruolo della professione, e disegnare, validare e diffondere linee guida per patologie per i farmacisti di comunità come strumento per un consiglio efficace, sicuro, riproducibile e omogeneo. Sono questi due dei macro obiettivi della Sifac che il neo presidente, Corrado Giua, eletto all’unanimità in occasione dell’assemblea dei soci che si è tenuta a margine del Master in Clinical Pharmacy, si pone per il suo mandato. «Punto di partenza» spiega Giua a Farmacista33 «è un notevole potenziale di risorse umane, un grande spessore di menti. La Sifac conta tanti giovani sotto i trent’anni, preparati, motivati, accomunati da una vision forte, che portano avanti iniziative concrete e che arrivano a risultati. Un punto di partenza importante per obiettivi importanti, che sono tanti, ma in particolare ne vorrei sottolineare due». Il primo «la costituzione di una rete multicentrica di farmacie di comunità in cui sia presente un farmacista clinico formato con l’obiettivo di sviluppare studi clinici osservazionali indipendenti orientati a quei fattori che facciano emergere le possibilità di intervento del farmacista. Le farmacie, d’altra parte, oltre a venire in contatto con un numero elevatissimo di persone - quattro milioni di abitanti - vanno a intercettare anche pazienti che non si recano dal medico, stimati in oltre la metà di questi. Una platea molto numerosa che non riesce a essere colta nemmeno dagli studi epidemiologici o farmaco epidemiologici condotti in ambito medico». Un progetto che ha ripercussioni sul paziente in primo luogo e anche sulla professione: «Sul fronte del paziente, occorre considerare che dal medico va chi ha già la patologia in corso, quando è troppo tardi. Le farmacie, attraverso la somministrazione di questionari, possono invece essere in grado di effettuare screening alla popolazione in una chiave di prevenzione, sensibilizzando anche i cittadini verso determinati stili di vita, e di diagnosi precoce. In questa direzione abbiamo già avviato alcune collaborazioni, per esempio con il Don Gnocchi di Milano sul fattore di rischio dell’osteoporosi». E poi c’è la categoria: «La Sifac è la prima società scientifica delle farmacie di comunità e di fatto abbiamo colmato un’esigenza di cui si sentiva la mancanza. Nostro ruolo è fornire dati farmaco-epidemiologici - in modo da far vedere agli stakeholder le potenzialità della rete delle farmacie e la necessità di implementare il ruolo dei farmacisti di comunità - e dare forza alle rivendicazioni della categoria, per mano della Fofi o delle rappresentanze, attraverso una base scientifica e validata. Vorrei in questo senso citare l’esempio di quello che è stata la Simg, la società scientifica della medicina generale, per i medici di famiglia: negli anni sono state raccolte una serie di osservazioni sulla spesa farmaceutica e sull’appropriatezza che hanno fatto guadagnare alla medicina generale un ruolo moderno e consistente e i dati così raccolti sono quelli che possono orientare i comportamenti dei decisori. Pensiamo allora alla rete delle farmacie, importante per numero e capillarità. Che cosa può venire fuori da noi?». Altro obiettivo prioritario «la stesura e validazione di linee guida per i farmacisti di comunità che definiscano percorsi diagnostici e terapeutici per ottenere un approccio standard al paziente in ambito dei minor desease, con l’obiettivo di realizzare la tutela del paziente attraverso la sicurezza, l’efficacia, la riproducibilità dell’approccio clinico a quella che è l’area di competenza del farmacista di comunità».
Francesca Giani