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mar212014

Gonorrea più resistente a cure, Moroni: usare antibiotici in modo corretto

antibiotici

La gonorrea rischia di diventare incurabile: negli ultimi anni sono stati molti gli avvertimenti ma ora un nuovo studio, pubblicato dal Cdc (Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie) di Atlanta e pubblicato dalla rivista Emerging infectious diseases, ci dà un assaggio di quel che potrebbe accadere se anche l’ultima opzione di trattamento dovesse fallire. «È uno scenario che bisogna non porsi» dichiara Mauro Moroni, professore emerito di Malattie infettive all’università di Milano «queste notizie devono invece indurre a usare gli antibiotici sotto stretto contatto medico e nella dose corretta. Il microrganismo diventa resistente quando lo si tratta con dosi inadeguate e per periodi troppo brevi». Il batterio Neisseria gonorrhoeae è stato notevolmente abile ad acquisire e mantenere la resistenza ai farmaci antimicrobici utilizzati per il trattamento, come la penicillina, le tetracicline e i fluorochinoloni (per esempio la ciprofloxacina). Dopo una prima comparsa nelle Hawaii e in California durante la fine del 1990 e primi anni 2000, i ceppi resistenti alla ciprofloxacina sono diventati sempre più diffusi negli Stati Uniti; dal 2007, i Cdc non raccomandano più nessun tipo di fluorochinolone e questo fa sì che l’ultimo trattamento rimasto sia costituito dalle cefalosporine (cefixime o ceftriaxone). Ora gli studiosi hanno analizzato i dati statistici relativamente a 17 città americane tra il 1991 e il 2006, scoprendo una forte correlazione tra la resistenza alla ciprofloxacina e la diffusione della gonorrea. «Non è l’unico esempio di selezione di forme batteriche resistenti» ricorda Moroni «accade per la pseudomonas, per gli stafilococchi e altri microrganismi, ma se le cure sono corrette i batteri non hanno possibilità di sviluppare resistenze». Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’azienda ospedaliera Luigi Sacco di Milano sottolinea anche l’importanza della prevenzione: «c’è una generale ripresa delle malattie sessualmente trasmissibili, legata al fatto che l’Hiv fa meno paura e quindi ci si protegge meno».


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