mag112021
Green Pass e privacy, modifiche allo studio. Ecco le indicazioni per le farmacie
C'è ancora confusione attorno al Green Pass che permette di circolare tra Regioni di colori diversi anche per turismo. Il punto con le indicazioni per le farmacie
C'è ancora confusione attorno al cosiddetto
Green Pass, introdotto dal Decreto Riaperture, che permette di circolare tra Regioni di colori diversi, anche per turismo, a chi abbia completato il ciclo delle vaccinazioni, abbia un tampone negativo nelle 48 ore precedenti lo spostamento - molecolare o antigenico rapido -, o sia guarito dal Covid-19, in attesa di quello europeo. Sul certificato verde, che anticipa quello europeo ed è in vigore dal 26 aprile, è intervenuto con un avvertimento al Governo il Garante della Privacy, che, anche in occasione dell'audizione informale al Parlamento, ha ribadito le sue perplessità, spiegando che potrebbero esserci correzioni nell'iter parlamentare di conversione. Ma, dal momento che anche le farmacie sono toccate in relazione a tamponi e vaccini, come si devono comportare alla luce di tali indicazioni?
Green Pass: in corso interlocuzioni Governo-Garante. Si studiano modifiche
Dopo l'avvertimento formale del 23 aprile, poco prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Riaperture, il Garante ha avviato interlocuzioni con il Governo, che sono «tuttora in corso in questi giorni», come ha spiegato in audizione presso le Commissioni riunite Affari costituzionali, Giustizia e Affari sociali, «e sono volte ad adeguare il testo del decreto-legge ai rilievi formulati, verosimilmente attraverso gli emendamenti che saranno presentati» durante l'iter di conversione. In particolare, tra i punti messi in evidenza, a essere contestate, in quanto eccedenti le finalità di verifica, sono «l'indicazione del numero di dosi di vaccino o del tipo di vaccino, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate». Si tratta di dati, infatti, che potrebbero palesare aspetti dello stato di salute dei cittadini e che non sono rilevanti. Invece, «la verifica della validità della certificazione necessita della sola indicazione della sua estensione temporale, che non è invece ricompresa tra i campi previsti nell'allegato 1 al decreto». Nel complesso, quindi, «le sole informazioni necessarie appaiono essere i dati identificativi, il numero univoco della certificazione e il suo termine di validità (che sarà naturalmente diverso in ragione dell'oggetto dell'attestazione)». Un'altra problematica rilevata riguarda le casistiche che rendono necessario mostrare del Pass, che, tra spostamenti regionali e eventi, risultano troppo poco chiare e definite. Il rischio poi è che «la norma si presti a interpretazioni discrezionali, come dimostrato anche dall'attuazione che ne viene data a livello regionale, con ordinanze che ne hanno esteso l'ambito applicativo».
Le casistiche per le farmacie e le indicazioni nell'attesa
Alla luce di queste considerazioni, come possono comportarsi le farmacie di fronte a cittadini che richiedano il rilascio del Green Pass? A dare una risposta è una recente circolare Fofi, che ricapitola la materia al riguardo, ricordando che le farmacie sono chiamate in causa in particolare per quanto riguarda il rilascio della certificazione dopo
tampone negativo e quella al termine del ciclo di vaccinazioni. "Le osservazioni del Garante" spiega la Fofi "sono chiaramente rivolte alle Istituzioni che hanno previsto tale sistema di certificazione. Si precisa pertanto che le farmacie devono comunque continuare a rispettare quanto previsto dal D.L. 52/2021 (c.d. "Decreto Riaperture") in merito alla certificazione verde per Covid-19 che è l'unico dettame attualmente in vigore". Restano a ogni modo aperte anche le altre questioni da più parti rilevate - non da ultimo le difficoltà operative segnalate dalle farmacie. Certamente, ci sarà da attendere l'armonizzazione con quanto verrà disposto a livello europeo. Ma tra i nodi da sciogliere c'è anche quello che riguarda la durata della validità della
vaccinazione: chi ha ricevuto tra i primi la vaccinazione anti Covid-19, che cosa dovrà fare una volta trascorsi i sei mesi? Sul tema si era espresso la settimana scorsa anche il viceministro alla Salute
Pierpaolo Sileri, in una intervista pubblicata da Odontoiatria33: «Sulla validità della vaccinazione valgono le indicazioni delle case produttrici, che ipotizzano periodi che possono andare dai nove ai dodici mesi. Al momento, va chiarito, non è stato indicato un richiamo a sei mesi», cosa che potrebbe far pensare che dopo tale periodo non ci sia più copertura. Avere dati sarebbe indispensabile e «si guarda a quei Paesi che hanno cominciato prima di noi la campagna». Estendere il certificato oltre i sei mesi attuali «va detto, è una questione che non viene decisa solo dall'Italia, ma tra tutti i Paesi. Fatta questa premessa, credo che prevedibilmente le proroghe ci saranno».
Francesca Giani