FITOTERAPIA

feb262016

Iboga, arbusto allucinogeno contro dipendenze da stupefacenti

L'iniziazione è un preciso momento della vita di una persona in cui si compie il passaggio dalla sua fase fanciullesca a quella adulta. In molte realtà tribali questo momento viene festeggiato e sancito da un vero e proprio rituale. In particolare, in alcune zone dell'Africa centrale tali cerimonie prevedono che l'iniziato assuma la radice di una pianta dai poteri allucinogeni. Questo arbusto perenne è chiamato Tabernanthe Iboga e in dialetto africano "Eboka" significa "legno dei miracoli". l candidati devono masticarne la radice grattugiata per diverse ore senza poter sputare o vomitare il bolo amarissimo. In questo percorso vengono assistiti dalle persone care che procedono con la cerimonia lavando e purificando l'iniziato in un fiume e infine ponendolo a sedere di fronte ad uno specchio. Un osservatore ha scritto: «...i loro padri o le loro madri si sedevano dietro di loro, calmandoli ed ascoltando intensamente i loro gemiti agitati mentre l'Iboga svolgeva il suo effetto».

Una volta finito il rituale gli iniziati affermano di aver vissuto esperienze visive nelle quali rivedono gli eventi della loro vita, una sorta di "visioni sciamaniche" che li aiutano a superare paure ed emozioni negative. La molecola responsabile di tali effetti è un alcaloide indolico chiamato Ibogaina. Nei primi anni '60 è stato casualmente scoperto che la somministrazione di tale molecola può causare un'interruzione della dipendenza da eroina, senza provocare la crisi d'astinenza. Nonostante i suoi effetti allucinogeni l'abbiano resa illegale in diversi paesi (non in Italia però) l'uso clinico, anche "informale" dell'ibogaina sta aumentando in tutto il mondo proprio per trattare la dipendenza da stupefacenti, eroina e cocaina in primis. Una volta assunta essa viene in parte convertita dai citocromi epatici Cyp2d6 nel metabolita attivo noribogaina. Entrambi mostrano affinità per il recettore N-metil-D-aspartato (Nmda) e per i recettori k- e u-oppioidi e sigma-2. Inoltre l'ibogaina ha dimostrato di interagire con i sistemi dell'acetilcolina, serotonina e dopamina alterando il rilascio dei neurotrasmettitori. L'ibogaina non è tuttavia una molecola esente da effetti collaterali. È infatti imputabile di generare tachiaritmie e un prolungamento dell'intervallo Qt potenzialmente fatali soprattutto in soggetti con preesistenti difficoltà cardiache. In attesa dunque che la ricerca scientifica definisca in dettaglio gli aspetti farmacologici e tossicologici dell'ibogaina, rimane l'importanza culturale e religiosa della pianta Tabernanthe Iboga. Ritenuta dalla religione Bwiti l'Albero della conoscenza di cui parla la Bibbia, il 6 giugno del 2000 è stata dichiarata tesoro nazionale dal Consiglio dei Ministri della Repubblica del Gabon.

Angelo Siviero
Farmacista esperto in fitoterapia e galenica
sivieroangelo1@gmail.com
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