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Farmaci e dintorni

16 Marzo 2017

Il kit alimentare che riduce la tristezza post partum


Una dieta pensata per migliorare i disturbi del tono dell'umore ha praticamente eliminato i baby blues, le lievi alterazioni dello stato emotivo delle neomamme che possono manifestarsi con ansia e tristezza nelle prime 48 ore dal parto e durare fino a dieci giorni dopo. Questi sono i risultati descritti dai ricercatori del Toronto's Centre for Addiction and Mental Health (CAMH) in un articolo appena pubblicato su PNAS, i Proceedings of the National Academy of Sciences. «I baby blues sono comuni tra le donne dopo il parto e, se gravi, aumentano notevolmente il rischio di depressione post-partum» afferma Jeffrey Meyer, coautore dello studio ed esperto di neurochimica della depressione, spiegando che la dieta, o meglio il kit nutrizionale, è pensato per bilanciare l'aumento nella proteina cerebrale monoaminossidasi di tipo A (MAO-A) che si verifica nella fase post-parto e che è presente, per periodi più lunghi, anche nella depressione clinica. L'attività della MAO-A è fondamentale per la regolazione del tono dell'umore, in quanto la proteina agisce degradando le molecole di diversi neurotrasmettitori, e in particolare serotonina, noradrenalina e dopamina, influenzando in tal modo l'emotività. Il kit, composto da triptofano e tirosina, che compensano la perdita delle tre sostanze chimiche, e da succo di mirtillo per i suoi effetti anti-ossidanti, è stato somministrato in aperto a 21 neo-mamme, messe a confronto con altre 20 puerpere non trattate.

La supplementazione è durata tre giorni, a partire dal terzo giorno dopo il parto. Con risultati stupefacenti. Le donne che non avevano assunto integratori hanno avuto un incremento significativo nei punteggi di depressione, mentre nel gruppo trattato la prevalenza di umore depresso è risultata pari a zero. «Crediamo che questo sia il primo studio a mostrare un effetto benefico così significativo di una supplementazione dietetica nel ridurre la frequenza di baby blues» commenta Meyer. E conclude: «Questi risultati aprono la strada a ulteriori studi randomizzati e controllati su casistiche più ampie».

Pnas 2017 ; published ahead of print March 13, 2017, doi:10.1073/pnas.1611965114 http://www.pnas.org/content/early/2017/03/07/1611965114.abstract

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