Nutrizione
02 Novembre 2017Gli insetti sono una delle possibili risposte ai problemi di sostentamento, che la popolazione mondiale avrà nel 2050 quando ci sarà da affrontare l'incremento demografico previsto sul pianeta e si dovrà garantire cibo per tutti, precisa Andrea Mascaretti Presidente del Centro Sviluppo Sostenibile, che sta portando avanti il progetto "Nutrire il Pianeta con nuove fonti sostenibili: edible insects", partendo dal presupposto che gli insetti rappresentano una fonte di proteine e amminoacidi più efficiente rispetto agli altri animali tradizionalmente allevati per l'alimentazione umana: a parità di proteine prodotte consumano infatti quantità infinitamente più piccole di mangimi, di acqua potabile, di energia, producono meno gas serra. Da un punto di vista nutrizionale, oltre ad apportare proteine di alto valore sono una buona fonte di acidi grassi monoinsaturi e/o polinsaturi e sono ricchi di micronutrienti (calcio, rame, ferro, zinco, magnesio, manganese e selenio), folati e vitamine del gruppo B. Secondo Donatella Bollini, nutrizionista ed esperta del Comitato Scientifico di Cultural Frame of Food ci potrebbero però ancora essere alcuni aspetti da investigare, soprattutto per quanto riguarda la loro digeribilità e l'assorbimento. La presenza di chitina, componente del loro esoscheletro, potrebbe infatti essere un fattore critico, anche se si è visto che c'è una digestione gastrica che permette poi l'assorbimento intestinale delle proteine e dei nutrienti principali. Gli usi che si stanno sperimentando per la nutrizione umana sono comunque interessanti. Farine di insetti (grilli, per esempio) sono addizionate in quantità fino al 20% in pasta e biscotti, facendo aumentare di conseguenza il loro valore nutrizionale e costringendo a ripensare alla dieta nel suo insieme quando queste fonti proteiche sono introdotte. Se nutrirsi di insetti non è una novità per almeno un terzo della popolazione mondiale,alle nostre latitudini stiamo ancora facendo i conti con i preconcetti, ma anche con la voglia di scoprire di cosa si tratti.Fino a poco tempo fa vietati per l'uso alimentare nell'Unione Europea (mentre gli studi in ambito mangimistico sono ben più avanzati) gli insetti (adulti o loro larve) potranno venir proposti per l'alimentazione umana dal primo gennaio del 2018, grazie a un nuovo Regolamento UE che permetterà la commercializzazione in tutti i Paesi Membri, abbattendo così il primo muro di diffidenza e aprendo la strada a una produzione controllata e sicura da un punto di vista igienico-sanitario come accade per qualsiasi alimento in vendita.
Ma qual è l'atteggiamento degli italiani? Secondo un'indagine Coldiretti/Ixe', ben il 54% dei connazionali sarebbe contraria considerandolo un cibo estraneo alla cultura nazionale, mentre 24% sarebbe indifferente e favorevole il 16%. Un quadro più articolato è emerso invece da una ricerca, presentata da Rosantonietta Scramaglia, docente di sociologia del cambiamento sociale alla IULM e membro del Comitato Scientifico Centro Sviluppo Sostenibile, in cui 513 adulti sono stati intervistati sull'introduzione degli insetti nell'alimentazione italiana. Sebbene il campione non sia rappresentativo, ben descrive, a detta dell'esperta, la popolazione italiana, che risulta essere nel complesso ancora indecisa e perplessa. Diffidenza che si affievolisce quando si comincia a distinguere fra le specie di insetti commestibili: emerge allora una certa disponibilità verso il consumo di formiche e grilli che risultano i più appetibili. Nel complesso e indipendente dal favore personale, più del 47% si dice comunque d'accordo a che sia permessa la vendita: valore che sale al 57% fra chi usa cibi etnici, ma scende quando si chiede la disponibilità ad assaggiarli, a meno che grilli, cavallette e formiche siano proposti all'interno di farine, barrette o tacos, in una forma quindi che li renda possibilmente non visibili e non riconoscibili.
Francesca De Vecchi
Esperta in scienze e tecnologie alimentari
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