nov72017
Interazioni tra farmaci, alimenti e prodotti vegetali: corso Fad aggiorna il farmacista
Le interazioni tra farmaci, alimenti e prodotti di origine vegetale, assunti come integratori o nutraceutici, hanno una rilevanza clinica e un'incidenza che varia dal 5 al 25% in base al numero di farmaci assunti dal paziente e al numero di medici che li prescrivono e che diminuisce quando il paziente si rivolge sempre alla stessa farmacia. Questa una delle riflessioni di
Giorgio Racagni dell'Università di Milano e recentemente Presidente eletto nel biennio 2019/2021 della Società italiana di farmacologia (Sif) responsabile scientifico e docente del corso Fad proposto da Edra a partire dal 13 ottobre, "Interazioni tra farmaci, prodotti di origine vegetale e alimenti".
«I dati di letteratura dicono che nei pazienti ambulatoriali l'incidenza delle interazioni varia dal 5 all'8% ma nei politrattati, soprattutto anziani, che assumono oltre 10 farmaci si passa al 25%. In quelli istituzionalizzati si arriva al 50%» spiega Racagni a Farmacista33. E aggiunge: «Quando il paziente si rivolge sempre alla stessa farmacia la percentuale si riduce, grazie al ruolo di consiglio che svolge il farmacista. Ma, anche in farmacia è necessario prestare attenzione al contemporaneo uso di farmaci di automedicazione e di fitoterapici, integratori e nutraceutici auto-somministrati, che spiega il 10% delle interazioni, soprattutto quando non è chiaramente indicata la titolazione della "droga" (parte della pianta contenente il principio attivo) che permette di stabilire il dosaggio da assumere per evitare effetti indesiderati. In particolare nei preparati galenici, per i quali va sempre indicato prima della consegna al paziente».
Qualche esempio: l'Iperico, noto per gli effetti di inibizione del reuptake della serotonina, in alcuni soggetti può agire a livello del fegato come potente induttore dei citocromi epatici e in un'interazione di tipo farmaco-cinetico può ridurre la quantità circolante di altri farmaci, quindi se usato insieme a farmaci antidepressivi, o anche altri, può limitarne l'effetto. Al contrario del Ginkgo biloba che, agendo sullo stesso bersaglio, può determinare invece un aumento delle quantità di farmaco in circolazione con un effetto tossico. Quindi, chiarisce Racagni, «se il paziente sta assumendo, per esempio, farmaci anticoagulanti e acido acetilsalicilico si potrebbe avere un aumento indesiderato degli effetti». Passando agli alimenti, anche il pompelmo svolge un'azione da inibitore dei citocromi con potenziale interazione con farmaci, e la stessa vitamina C assunta come integratore modifica l'acidità delle urine e può interferire con l'escrezione dei farmaci aumentando o riducendo l'eliminazione dei farmaci. Alla lista si aggiungono anche i licopeni (presenti nei pomodori), la curcuma e la capsaicina (sostanza attiva presente nel peperoncino) che, spiega Racagni, «hanno un potenziale effetto epigenetico, cioè possono modificare l'espressione genica e quindi la sintesi di proteine che agiscono nell'organismo».
Per il farmacista, conclude Racagni, «è molto importante essere informato, conoscere quali prodotti possono interagire tra loro per poter consigliare al meglio il paziente che entra in farmacia, ponendo le domande più adatte sulle terapie in uso e le patologie di cui soffre e per guidarlo alla scelta di automedicazione e di integrazione più adeguata. Da non trascurare anche il ruolo di sentinella nell'intercettare effetti dell'interazione, e in questo caso rinviare al medico per una valutazione». Il corso progettato con Edra «è uno strumento di aggiornamento, che oltre a chiarire i concetti di farmacocinetica e di farmacodinamica, focalizza le principali interazioni tra prodotti di origine vegetale o alimenti e farmaci cardiovascolari (gli anti-ipertensivi, i farmaci per lo scompenso cardiaco o per la cura della cardiopatia ischemica) o attivi sul sistema nervoso centrale (antipsicotici, antidepressivi, analgesici e sedativi ansiolitici)».