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Politica e Sanità

07 Ottobre 2015

Interazioni tra farmaci e integratori, a Modena buoni risultati di screening


È partita la seconda fase del progetto lanciato da Federfarma Modena, con la collaborazione dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che vede in prima linea le farmacie del territorio per rilevare interazioni tra farmaci e tra farmaci e integratori, e già da questi primi mesi il bilancio è positivo «in quanto, oltre a ricevere il gradimento da parte dei cittadini, stanno emergendo situazioni che altrimenti non sarebbero state rilevate». A fare il punto Silvana Casale, presidente di Federfarma Modena, che spiega: «Il progetto si articola in diversi step: in una prima fase, della durata di dodici settimane e conclusa da poco, nelle farmacie di comunità è stato somministrato ai pazienti in politerapia un questionario per rilevare situazioni di potenziale rischio sulle interazioni e raccogliere dati che poi saranno analizzati dall'università. E il bilancio è già positivo: da parte dei cittadini abbiamo ricevuto grandi apprezzamenti perché di fatto hanno avuto a disposizione un consulente che li ha fatti sentire presi in carico nella terapia in toto. Inoltre, già da una prima lettura, sono emerse situazioni di rischio che altrimenti difficilmente sarebbero state rilevate». Per quanto riguarda il secondo step, «che durerà altre 12 settimane, le farmacie stanno utilizzando il software messo a punto dall'Università, che, rispetto agli strumenti di farmacovigilanza attualmente a disposizione, ha la caratteristica di riportare le interazioni tra più farmaci - e non solo tra due - e di valutare le interazioni anche rispetto ad altri prodotti, fitoterapici o integratori, e agli alimenti. In questo senso si tratta di un supporto importante non solo perché permette di avere una visione più ampia della terapia del paziente, ma anche perché ci rendiamo conto che spesso il paziente che assume integratori lo fa spesso in autonomia e non sempre informa della decisione chi lo ha preso in carico. Inoltre poiché il paziente è seguito sul territorio da varie figure, dal medico di medicina generale allo specialista, ci rendiamo conto che talvolta manca una regia unica sulla terapia farmacologia».

Francesca Giani

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