NUTRIZIONE

set272018

La dieta degli italiani: poco ferro e calcio per i più giovani

Uno studio sulla dieta totale degli italiani rivela che gli apporti sono soddisfacenti per i principali nutrienti, salvo alcuni minerali per specifiche fasce di età

La dieta degli italiani: poco ferro e calcio per i più giovani
La dieta degli italiani è nel complesso di buona qualità sia per quanto riguarda l'apporto di nutrienti sia per quanto riguarda la presenza di contaminanti. A questa conclusione è giunto il primo Studio di Dieta Totale (TDS) nazionale 2012-2014, condotto dall'Istituto Superiore di Sanità col supporto del Ministero della Salute. Dal 2012 al 2014 è stata valutata l'assunzione alimentare di 65 fra nutrienti e contaminanti nella popolazione italiana. La metodologia TDS" si basa sul campionamento rappresentativo degli alimenti, compresa l'acqua potabile, costituenti la dieta della popolazione, sulla loro combinazione, sulla considerazione delle modifiche dei contenuti delle sostanze legate ai processi di preparazione e cottura, sull'analisi perciò degli alimenti così come vengono consumati" spiega Francesco Cubadda, ricercatore all'ISS e coordinatore dello studio. Questo rende i dati comparabili con quelli ottenuti analogamente in altri paesi d'Europa e del mondo. Dopo 5 anni di lavoro i risultati sono in generale incoraggianti, con qualche eccezione da monitorare.

Per quanto riguarda i nutrienti, mediamente la nostra dieta fornisce apporti adeguati a coprire i fabbisogni della maggior parte di quelli studiati. Un'eccezione è rappresentata da calcio, ferro e zinco in categorie di popolazione specifiche. Il calcio che nella dieta degli italiani è risultato provenire per lo più da latticini e derivati (51%), poi cereali e derivati (16%) e verdure e ortaggi (14%), è assunto in apporti subottimali fra gli adolescenti, età in cui il fabbisogno è massimo. La ricerca poi ha evidenziato anche un deficit di ferro nei bambini e nelle donne in età fertile (e un po' in tutte le fasce della popolazione), mentre subottimali sono risultati anche gli apporti di zinco, in aumento a partire dagli adolescenti e con una significativa proporzione negli anziani. Una parziale carenza di rame e zinco è stata vista nelle donne in gravidanza e allattamento.

L'indagine ha monitorato anche il livello di sicurezza della dieta andando a valutare i più frequenti contaminanti degli alimenti. Alcuni di questi meritano un'attenzione particolare per la loro tossicità in specifiche fasce di età. E' il caso dell'aflatossina B1, cancerogena e genotossica, in particolare in bambini e adolescenti. Nel caso del cadmio, la percentuale di popolazione con esposizioni eccedenti un valore di sicurezza (Valore Guida per la Protezione della Salute) è pari al 21%, ma diventa dell'83% fra i bambini. Anche il metilmercurio e le micotossine H-2 e HT-2 sono sostanze con livelli espositivi da monitorare in quote percentuali di popolazione di una certa rilevanza.

Altri contaminanti hanno un impatto minore: fra questi, in ordine decrescente di priorità, il nichel (valutato nei soggetti con ipersensibilità specifica), l'arsenico inorganico (i livelli espositivi possono raddoppiare in aree del territorio nazionale se vi è apprezzabile presenza di arsenico nell'acqua potabile), l'alluminio (con esposizione dipendente dall'uso di materiali a contatto che lo contengono), le diossine e i PCB diossina-simili (per i livelli espositivi nei bambini e per la maggiore esposizione delle popolazioni con consumi di pesce significativi).

Lo studio ha concluso che l'apporto di elementi essenziali nella dieta italiana è generalmente soddisfacente, maggiore in alcuni casi della media di altri Paesi europei, mentre l'esposizione a contaminanti è nella maggior parte dei casi nell'intervallo basso o medio-basso di valori riscontrato in altri TDS.

Francesca De Vecchi
Tecnologa alimentare


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