Benessere

feb72013

L’Aquila: il terremoto ha ricadute sulla salute del cuore

Uno studio nato dal contributo di ricercatori e farmacisti mostra come lo stress ed i cambiamenti delle abitudini provocati dal terremoto possano ripercuotersi sulla salute cardiovascolare. Il campione esaminato è modesto ma i dati sono sufficienti a evidenziare alterazioni cliniche degne di nota e, soprattutto, il ruolo svolto dai farmacisti sul territorio: «cruciale», come ha detto Giorgio Nenna, del Nucleo di farmacisti volontari della Protezione civile «è stato questo connubio tra ricercatori e farmacisti. Questi ultimi confermano l’impegno di essere protagonisti della salute delle persone. Il loro apporto volontario in questa emergenza mostra ancora una volta che non c’è solo la farmacia con le sue vetrine. C’è un professionista che si impegna per il benessere dei cittadini». La ricerca, effettuata dal Nucleo di farmacisti volontari della Protezione civile in collaborazione con l’università Gabriele d’Annunzio e i Laboratori di ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, si è svolta nei 6 mesi successivi il terremoto. Farmacisti e medici a bordo di un camper attrezzato hanno offerto una serie di analisi e misurazioni. Dal peso alla circonferenza addominale, dal colesterolo alla glicemia, dalla pressione arteriosa alle abitudini alimentari, sono stati raccolti molti dati sui 278 cittadini che hanno partecipato volontariamente. Le informazioni sono state quindi confrontate con quelle ottenute in popolazioni non colpite da alcuna catastrofe, in particolare i partecipanti al Progetto Moli-sani, condotto in Molise.  «I risultati» dice Assunta Pandolfi, direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia vascolare del dipartimento di Scienze sperimentali e cliniche nell’università Gabriele D'Annunzio «mostrano come il gruppo studiato presenti una percentuale più alta di Sindrome metabolica. La prevalenza di tale quadro nel campione di aquilani è, infatti, risultata del 50%, contro un 30% dello studio Moli-sani e poco meno (27%) rispetto ai dati dell'Istituto superiore di sanità relativamente alle popolazioni del centro-sud e isole».


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