mar42014
Lavorare nel Regno Unito: la procedura di riconoscimento si può fare dall’Italia
In una situazione di crisi interna che ha rallentato le assunzioni, lavorare all’estero può essere una opportunità per fare esperienza e per trovare una collocazione che talvolta è anche più remunerativa rispetto all’Italia. In attesa della tessera europea, siamo andati a vedere com’è la procedura per la richiesta di riconoscimento dei titoli in uno dei Paesi in cui il fabbisogno di farmacisti non viene soddisfatto totalmente con la domanda interna: il Regno Unito. Una procedura che può essere effettuata senza doversi recare sul posto, anche se rispondere a tutte le richieste indicate nel Eea application pack, il pacchetto per chi appartiene alla comunità europea, può risultare un po’ burocratico. Condizioni per la pratica sono l’abilitazione in uno degli stati membri (o almeno il possesso dei requisiti necessari per l’abilitazione) e non avere pendenze con l’ordine professionale del proprio paese. Nel primo step è necessario compilare un questionario con informazioni sulla propria qualifica e su esperienze di lavoro condotte in Italia e inviarlo per posta, insieme a documenti che comprovino la propria identità, titolo di studio, abilitazione, e così via, in copia conforme e tradotti da un traduttore certificato, all’organismo che corrisponde al nostro ordine, il General Pharmaceutical Council. L’attestazione dell’iscrizione all’ordine e di assenza di pendenze deve essere inviato direttamente dal proprio ordine. Tra i vari documenti, occorre anche inviare attestazione di pagamento di £105 per la pratica iniziale, £102 su richiesta del GPhC per il modulo di registrazione e altre £240 per l’iscrizione. Una volta ricevuta e valutata tutta la documentazione, se non ci sono ulteriori richieste, il GPhC manderà al richiedente il modulo per la richiesta ufficiale e indicherà la via da seguire per la registrazione. Per quanto riguarda le competenze linguistiche, al momento il Gphc non è autorizzato a richiedere un attestato della conoscenza della lingua ma ricorda che la pratica deve avvenire nel rispetto del codice etico e di condotta. Il Gphc cita infatti un articolo del codice deontologico in cui si chiede di essere in possesso delle competenze linguistiche per poter comunicare e lavorare in modo efficace con i colleghi.
Francesca Giani