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Politica e Sanità

30 Gennaio 2015

Liberalizzazioni, botta e risposta tra esperti


«Se fossi rappresentante di categoria di fronte alle spinte concorrenziali del Governo metterei sul piatto una farmacia dei servizi che permetta di riscoprire e valorizzare la professionalità e i contenuti medico-scientifici che caratterizzano i farmacisti». A parlare così è Nicola Salerno, economista di Reforming.it e autore di uno studio che ha fatto molto discutere il mondo della farmacia, nel quale auspica un profondo cambiamento della distribuzione al dettaglio sottolineando come «non esistano motivazioni economiche/giuridiche/sanitarie per impedire che un farmacista laureato e abilitato possa avviare la propria farmacia, prodigandosi in positiva concorrenza con tutti gli altri». L'impatto sulla categoria è stato deflagrante, come conferma l'intervento che segue di Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, commercialisti dello studio Guandalini di Bologna, ma Salerno sottolinea di non aver voluto attaccare la professionalità dei farmacisti nella quale crede profondamente. «Dal mio punto di vista» spiega a Farmacista33 «bisogna investire anche economicamente nella farmacia dei servizi, puntare sul valore aggiunto, molto alto, che le farmacie possono garantire configurandosi come una sorta di poliambulatorio, nel quale convivono professionalità diverse. Un tassello di cui la sanità del futuro potrebbe avere grande necessità». L'indagine di Salerno sottolinea come dopo un primo impatto di rilievo, i successivi progressi indotti dalle discusse liberalizzazioni di Bersani del 2007 sono stati molto più lenti. Perché le parafarmacie non hanno decollato? Scarsa fiducia dei cittadini? «Il problema principale è quello dei volumi, molto ridotti, che sono transitati alle parafarmacie e alla Gdo, il comparto senza prescrizione ha un perimetro limitato. Se i volumi fossero stati maggiori le cose sarebbero andate diversamente, anche se un problema di fiducia esiste. Le trasformazioni» spiega l'economista «hanno anche ricadute sociali e il cittadino ha bisogno di tempo per adattarsi. Certo le campagne informative non hanno aiutato...». Il sottosegretario del Mise Vicari parlando con Farmacista33 ha sottolineato come anche il Governo Monti abbia fatto delle liberalizzazioni delle quali ancora si attendono gli effetti, per questo è prematuro intervenire sulle farmacie. In più ritiene inopportuno un intervento anche alla luce delle gravi difficoltà finanziarie in cui versano le farmacie che sarebbero ulteriormente danneggiate da una liberalizzazione delle aperture. «Le liberalizzazioni di Monti sono state ancor meno significative di quelle di Bersani ma il problema non è nominalistico» sottolinea Salerno. «È una sindrome tipicamente italiana, quella di fare tanti piccoli interventi e dover poi intervenire nuovamente, invece di farne uno più radicale. Il tutto crea incertezza. Quanto alla crisi» continua «secondo me il sottosegretario ha preso un granchio. La necessità è di stimolare la domanda di consumi, investimenti e occupazione, una riforma di liberalizzazione delle farmacie sul modello che ho proposto garantirebbe tutte e tre le cose. Tutti i settori sono in crisi e quindi che facciamo non tocchiamo quelli più protetti?» Una riforma fatta "cum grano salis" è necessaria» conclude Salerno, che nega di rappresentare qualche interesse «Reforming è una creazione personale, non c'è niente dietro, né Farmindustria, né le parafarmacie né la Gdo e non sono un consulente del ministero. Non è mia intenzione attaccare i professionisti con i quali auspico un dialogo. Ma credo che in questo momento si debba accettare la sfida del cambiamento».

Marco Malagutti

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