feb132017
Napoli, in parafarmacia giornali e farmaci: politica chiamata a sciogliere il nodo
Andare in parafarmacia e comprare oltre al farmaco da banco necessario un quotidiano, il tutto dispensato da un farmacista con tanto di camice. Può succedere alla parafarmacia-edicola del porto di Napoli, un punto vendita che concilia due tipologie di prodotto ben diverse tra loro come denunciato su Facebook da un farmacista che parla di "svilimento sociale della figura del farmacista". «È una cosa tra l'assurdo e il comico» commenta interpellato da
Farmacista33, il presidente della Federazione nazionale parafarmacie
Davide Gullotta. «ma realtà ibride ci sono sempre state» aggiunge. «Tempo fa in Sicilia un collega vendeva tonno rosso, in farmacia, e un altro caso analogo ha riguardato una farmacia bar a Milano. Bisognerebbe sapere di più degli iter seguiti per ottenere le approvazioni all'esercizio» sottolinea Gullotta per il quale, però, il problema è di carenza normativa. «La parafarmacia è un esercizio di vicinato» sottolinea «e laddove esiste un problema normativo si possono determinare situazioni di questo tipo.
Il problema è sempre lo stesso: la parafarmacia è stata abbandonata e i farmacisti di parafarmacia altrettanto. L'unica cosa che il Governo è riuscito a fare e nemmeno del tutto» continua Gullotta «è far entrare il capitale». Ma la domanda di fondo che si fa il presidente delle parafarmacie è «che cosa si vuole fare delle parafarmacie? Si vogliono far rientrare nel Ssn? Si vogliono trasformare in qualcos'altro? Sono nate, hanno creato posti di lavoro e un servizio alla cittadinanza. Ora non possono essere lasciate a metà. Il vulnus legislativo va sanato, le parafarmacie non sono normate e l'iter legislativo non è andato avanti. Ma il Governo» conclude Gullotta «non può abbandonare i farmacisti di parafarmacia rimasti nel limbo. Il rischio è che si creino realtà di questo tipo. Ma la stessa Fofi dovrebbe tutelare i colleghi». Nulla di scandaloso, invece, secondo il presidente di Federfarma Campania
Nicola Stabile, almeno alla luce del modello rappresentato dagli esercizi di vicinato.
«Stiamo parlando di modelli non nuovi in Italia ma che, così strutturati, hanno pochissimi esempi nel mondo occidentale. Ma in un'ottica commerciale e di libera vendita è legittimo che quell'esercizio di vicinato abbia ritenuto opportuno vendere altro oltre al farmaco». Il problema, secondo il presidente di Federfarma Campania sta nell'«aberrazione giuridica e professionale» rappresentata dagli esercizi di vicinato che nascono dalla confusione tra «salute pubblica e mercato. La priorità di queste realtà è far quadrare i conti ed è ineccepibile» sottolinea. Di per sé poi per Stabile la cosa fondamentale è che «il farmacista non sia lì per vendere i giornali, ma per dare il consiglio sul farmaco da banco e da questo punto di vista non sarebbe una "diminutio"». Una situazione di questo tipo, secondo il presidente di Federfarma Campania è il frutto di scelte politiche che forse andrebbero ripensate. «Tutto è migliorabile» conclude «ma le cose vanno pensate».