lug72011
Nelle donne anziane la vitamina D3 allunga la vita
Le donne anziane, ricoverate negli istituti di cura, sono spesso carenti di vitamina D e quindi a maggior rischio di cadute e fratture. Proprio in queste pazienti però la supplementazione con vitamina D3 (colecalciferolo) avrebbe effetti positivi sulla sopravvivenza. Sono le conclusioni di una nuova revisione sistematica Cochrane, effettuata da Goran Bjelakovic, ricercatore presso il dipartimento di Medicina interna, gastroenterologia e epatologia dell’università di Nis, in Serbia, e membro del Gruppo Cochrane Hepato-Biliary in Copenhagen. «Una meta-analisi Cochrane, pubblicata solo pochi anni fa, mostrava qualche beneficio, ma nessun effetto sulla mortalità. Sapevamo tuttavia che erano stati condotti più studi» ha affermato Bjelakovic «e abbiamo voluto valutare l’effetto della vitamina D aggregando tutti i dati disponibili». Il gruppo di lavoro ha identificato 50 studi randomizzati, per un totale di 94.148 partecipanti, con età media di 74 anni, di cui il 79% sono donne. «Le nostre analisi» continua Bjelakovic «suggeriscono che la vitamina D3 riduce la mortalità di circa il 6%. In altri termini, è necessario somministrare a 200 persone la vitamina D3 per circa 2 anni per salvare una vita». Le altre forme di vitamina D invece - come la D2, l’alfacalcidolo o il calcitriolo –sembrano incrementare il rischio di un eccesso di calcio nel sangue (ipercalcemia). Ma questi dai sono da confermare e la cautela è d’obbligo anche con la vitamina D3: associata al calcio, infatti, aumenta significativamente il rischio di calcoli renali.
Cochrane Database of Systematic Reviews 2011, Issue 7. Art. No.: CD007470