farmaci

ott102011

Nutraceutico, l'alleato che abbassa il colesterolo

La ricerca in campo alimentare va oggi concentrandosi su micronutrienti che possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e i sorvegliati speciali sono, tra gli altri, le proteine della soia e del lupino, le fibre e gli omega 3

La ricerca in campo alimentare va oggi concentrandosi su micronutrienti che possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e i sorvegliati speciali sono, tra gli altri, le proteine della soia e del lupino, le fibre e gli omega 3 che hanno dimostrato di avere un’azione che abbassa i livelli di colesterolo. Lo hanno ribadito gli esperti riuniti per la tavola rotonda su "Integratori e farmaci di origine vegetale" del Mario Negri Institute alumni association, a Milano, I risultati ottenuti con le proteine della soia risalgono a circa 30 anni fa, su pazienti in cui l’ipercolesterolemia (300-350 mg/dl) si riduceva di oltre il 20%. Nel 1999 la Food and drug administration (Fda) ha riconosciuto che con un dosaggio minimo giornaliero di 25 grammi è possibile ridurre il rischio cardiovascolare. Alla soia si è di recente aggiunto il lupino: uno studio clinico ha dimostrato che ha effetti di abbassamento della pressione e riduce del 6% un'ipercolesterolemia moderata. Anche i fitosteroli ottengono risultati simili nell'ipercolesterolemia: agendo a livello dell'intestino abbassano i livelli del 10% circa, e fino al 12-15% se si parla solo del colesterolo Ldl. Tra le novità, i beta-glucani, particolari fibre solubili, presenti in alimenti come la crusca, l'avena, l'orzo, psyllium e i loro derivati: rallentano lo svuotamento gastrico, aumentano la peristalsi intestinale, riducendo così dal 5 al 15% i livelli di colesterolo e del colesterolo Ldl. Inoltre, alcuni test evidenziano anche un aumento dell'Hdl, e un calo dei trigliceridi. Secondo l'Fda tali effetti, e quindi i benefici cardiovascolari, si ottengono con almeno 3 grammi al giorno. Infine, sugli acidi grassi omega 3 ci sono parecchie evidenze, già messe in luce dallo studio Gissi che ha dimostrato che mediante l'assunzione di queste sostanze migliora la prognosi dei pazienti con scompenso cardiaco. Ma in molti studi epidemiologici è emersa la possibilità di prevenire la morte improvvisa nei pazienti infartuati.


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