Omeopatia, Gorga (Omeoimprese): in Italia settore in salute, a dispetto delle polemiche
Omeopatia, il presidente di Omeoimprese Giovanni Gorga riflette sulla situazione del settore in Italia
Confermato da qualche mese alla guida di Omeoimprese, Giovanni Gorga afferma che «l'omeopatia è oggetto in questi anni, e non solo in Italia, di attacchi molto violenti che non riusciranno però a scalfire l'adesione che milioni di persone - tra cittadini, medici e farmacisti - hanno manifestato verso queste terapie. Indietro non si può tornare». E proprio con la sua presidenza l'associazione delle imprese del settore ha cercato sempre più di rivolgersi direttamente ai cittadini. Ultima iniziativa, il quartino pubblicato sull'ultimo numero di Farma Magazine - la testata per il pubblico di Federfarma - contenente un decalogo che fa chiarezza sull'omeopatia, al di là delle polemiche: «Con il decalogo abbiamo cercato di rimettere al centro le due professioni sanitarie che hanno la responsabilità di prescrivere e consigliare il farmaco omeopatico: il medico e il farmacista». Più in generale, il clima anti-omeopatia che si respira da qualche tempo non è solo italiano: «Sono attacchi molto virulenti, a dispetto di due evidenze innegabili: che si tratta di farmaci e che decine di milioni di persone, in Europa, ne fanno uso. All'origine degli attacchi, in tutta Europa, c'è la questione della regolamentazione. Il fatto che si tratti di medicinali a tutti gli effetti a molti non piace. Non caso Spagna e Francia si sono rivolte alla Commissione europea perché la legislazione sia modificata, ma senza esito. La Direttiva del 2001 rimane ben salda, chi non è d'accordo farebbe bene a rassegnarsi».
Il mercato italiano: 9 milioni di consumatori
Restando all'Italia, il fatturato annuo del comparto si aggira sui 300 milioni, mentre gli occupati sono circa 4.000, tra dipendenti diretti e indotto. L'ultima indagine commissionata a Emg Acqua da Omeoimprese parla di 9 milioni di consumatori. Gorga ammette che il volume di affari è in leggero calo ma lo riconduce ad alcuni fattori: «Il calo di fatturato è dovuto in parte al fatto che le imprese non hanno avviato le procedure di registrazione per tutti i prodotti del loro listino, anche perché la presentazione dei dossier all'Aifa richiede un notevole sforzo anche economico. Una scelta che si ripercuote anche sugli approvvigionamenti da parte dei grossisti. Di conseguenza molti medicinali omeopatici stanno scomparendo dal mercato. Da non trascurare anche il fenomeno, in crescita, dell'acquisto on line, con tutti i rischi che comporta, per il cittadino, acquistare attraverso canali di dubbia affidabilità». Il prossimo passo di Omeoimprese? «Arrivare a una normativa che consenta, per esempio, di affrontare una volta per tutte alcuni nodi dell'omeopatia: per esempio il divieto di fare pubblicità rivolta al pubblico e quello di riportare nella confezione del medicinale omeopatico le indicazioni terapeutiche. In occasione della recente Maratona del Patto per la salute, ho chiesto l'apertura di un tavolo ad hoc al ministro della Salute Giulia Grillo, persona che conosco da tempo e considero corretta e aperta al dialogo. Tutte questioni che sono rimaste in sospeso per tanti anni, forse perché non c'era la volontà politica di intervenire. Mettiamoci attorno a un tavolo e riconosciamo, per prima cosa, la specificità dell'omeopatia Non possono essere registrati come gli allopatici: perché non creiamo una classe O, riservata agli omeopatici?»
L'omeopatia e i farmacisti
E i farmacisti? «In generale si tratta di una categoria preparata ma sull'omeopatia vorrebbe essere più informata. Occorrerebbe uno standard formativo a livello nazionale, quindi universitario; è vero che le società scientifiche del settore ci mettono del loro, organizzando dei corsi di aggiornamento ma è ancora troppo poco. Lo stesso fanno le società scientifiche, ma servirebbero corsi ad hoc nelle facoltà di Medicina e di Farmacia». Infine, una battuta sulla situazione francese? «La decisione di tagliare i rimborsi sul farmaco omeopatico in parte deriva dal clima generale di cui parlavo, in parte da considerazioni economiche riguardanti la spesa sanitaria pubblica che accomunano quasi tutti i Paesi avanzati. Ma sono sicuro che i francesi continueranno a utilizzare la medicina omeopatica, anche se la quota rimborsata sarà ridotta e forse, domani, del tutto eliminata».
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