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Politica e Sanità

26 Marzo 2018

Omeopatia, la Toscana riflette su copertura. Bernardini (Siomi): deve restare nel pubblico

di Luigi Canullo, Martina Caneva, Marco Tallarico


Per ora è solo un'ipotesi, quella che vede la Regione Toscana nell'intenzione di voler fare un passo indietro sulla copertura delle cure omeopatiche con il suo sistema sanitario ma la risposta da parte del settore è immediata e contraria: riguarda 300mila cittadini toscani, deve restare nel pubblico.
A mettere in evidenza la questione è un'inchiesta dell'edizione locale del quotidiano La Repubblica che in diversi articoli a firma Michele Bocci, ha segnalato l'intenzione della Regione a voler riflettere sul ruolo dell'omeopatia nel servizio pubblico. La toscana, lo si ricorda, è stata tra la prima a inserire nel suo servizio sanitario medicine complementari, agopuntura, fitoterapia e omeopatia ora proprio su quest'ultima si sta pensando di aumentare le tariffe delle attività ambulatoriali che si ottengono pagando un ticket di 24 euro a visita. A rispondere, con un'intervista rilasciata al quotidiano, è Simonetta Bernardini presidente della Siomi e responsabile del centro di medicina integrata dell'ospedale di Pitigliano, dove i pazienti sono assistiti anche da chi pratica omeopatia e agopuntura. «La Toscana è sempre stata illuminata in questo campo, mi sembra strano che l'assessorato alla Salute abbia una posizione del genere». E ha ricordato che in Toscana sono 300 mila i cittadini che ricorrono a questo tipo di cure e «se a livello nazionale il 4,5% si rivolge a questa disciplina per prevenire e curare, il dato da noi sale all'8%, cioè abbiamo una richiesta doppia. Inoltre, un pediatra su quattro prescrive l'omeopatia ai bambini che assiste». Il fatto che l'omeopatia sia inserita nel servizio pubblico di assistenza «permette di raggiungere le persone più fragili, gli anziani che non potrebbero curarsi con questa medicina per via dei costi delle visite». E trattandosi spesso di pazienti politrattati «grazie all'omeopatia riescono a ridurre il consumo di molecole chimiche e quindi a subire meno effetti collaterali». Bernardini spiega che presso la struttura di Pitigliano, omeopatia e agopuntura vegono usate con un approccio di medicina integrata: «Sui pazienti l'agopuntura è molto efficace nell'immediato e invece l'omeopatia consente la stabilizzazione dei risultati di quella tecnica nel tempo. Quindi si integrano benissimo l'una con l'altra e ovviamente con la medicina ortodossa. Facciamo circa 8mila prestazioni l'anno nell'ospedale, che ha 30 posti letto di medicina. Poi lavoriamo a Manciano, con ottimi risultati, in una residenza sanitaria dove si fa la riabilitazione neurologica e ortopedica. E ora con i quattro colleghi del mio gruppo andremo anche all'ospedale di Grosseto». Nella sua inchiesta il quotidiano segnala che nei mesi scorsi la Toscana è stata oggetto di critiche, per esempio, da parte di Walter Ricciardi presidente dell'Istituto superiore di sanità, quando in una struttura della Asl di Lucca è stato aperto un Ambulatorio di omeopatia ginecologica e oncologica. A cui ha fatto seguito Silvio Garattini direttore dell'Istituto di ricerche farmacologicheMario Negri di Milano, secondo il quale «pagare con soldi pubblici terapie senza evidenze scientifiche è uno scandaloso spreco di denaro a cui qualcuno dovrebbe porre fine» e attualmente ha assunto un ruolo di consulente dell'azienda sanitaria Toscana Centro per le politiche farmaceutiche, in particolare come consulente scientifico dei medici che indica i farmaci meno costosi a parità di efficacia. Ma a chi critica l'omeopatia, Bernardini risponde che «non è vero che non esiste letteratura scientifica a supporto. Ci sono migliaia di lavori e di ricerche che dimostrano la sua efficacia». (SZ)

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