Sanità

mag112017

Omeopatici, Comitato bioetica chiede etichette più trasparenti. Siomi: proposta confondente

Omeopatici, Comitato bioetica chiede etichette più trasparenti. Siomi: proposta confondente
Le etichette dei «preparati omeopatici in commercio in Italia» non è sufficiente ad «assicurare la necessaria trasparenza informativa e il rigore» necessari per la commercializzazione di qualsiasi farmaco pertanto bisognerebbe tradurre in italiano la denominazione scientifica del ceppo o dei ceppi omeopatici, modificare il termine "medicinale" in "preparato", e sostituire la frase "Medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate" con "Preparato omeopatico di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate". Questo il parere espresso dal Comitato Nazionale per la Bioetica in un documento reso pubblico oggi sul sito internet. Il Cnb ricorda che per le norme vigenti «i preparati omeopatici in commercio in Italia non recano specifiche indicazioni terapeutiche sull'etichetta, né tra le informazioni di qualunque genere riferentisi ai singoli preparati. La dicitura "medicinale omeopatico" è infatti seguita dalla frase "senza indicazioni terapeutiche approvate"». Secondo il Comitato questo «non sembra sufficiente ad assicurare la necessaria trasparenza informativa e il rigore che sono un pre-requisito essenziale per la commercializzazione di qualsiasi farmaco» e pertanto, in vista della necessità di rinnovare l'autorizzazione all'immissione in commercio di tutti i medicinali omeopatici entro il 30 giugno 2017, secondo quanto disposto dalla legge di stabilità del 2015 (Legge 23 dicembre 2014, n. 190, art. 1, comma 590) chiede che «il sistema di etichette riguardante i preparati omeopatici venga modificato al fine di ridurre potenziali effetti confondenti e di garantire l'obiettivo di un'informazione corretta, completa e realmente comprensibile».

Il parere trova però il disaccordo delle Associazioni e Società scientifica di settore, Siomi, Sima e Fiamo, che rispondono nel merito alle tre richieste. La nota condivisa ricorda che la classificazione come medicinali segue la «direttiva europea 2001/83/CE recepita in Italia dal DL 219 del 2006, pertanto la dicitura "preparato" è impropria». In secondo luogo, la proposta del Comitato di modificare la dizione relativa alle indicazioni e all'efficacia, «non terrebbe conto del fatto che in altri paesi europei, che hanno recepito in modo più ampio la 2001/83, esiste anche la possibilità di registrazione di specialità omeopatiche con indicazioni terapeutiche approvate, e questo avviene sulla base di una documentazione scientifica esaustiva. Se l'Italia non ha dettato le regole per fare lo stesso, come stabilito dall'articolo 18 del DL 219/2006, ciò non vuol dire che per una parte dei medicinali omeopatici questo non potrebbe essere previsto». Infine, sulla denominazione, le tre sigle affermano che «i medicinali omeopatici unitari, monocomponenti, che non sono soggetti a brevetto, riportano, come richiesto nuovamente dalla direttiva citata, la "denominazione scientifica del materiale o dei materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici o altra denominazione figurante in una farmacopea, che coincide con la denominazione propria della tradizione omeopatica"». E concludono che «ogni altra proposta avrebbe solo la funzione di confondere, non di chiarire».

Simona Zazzetta
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