ott232013
Omeopatici, da ministero proposta per ridurre costi registrazione
La proposta rivolta dal ministero della Salute all'Aifa di ridurre del 70% i costi dei rinnovi dei farmaci “a bassa diluizione” è stata accolta con enorme soddisfazione dai medici omeopatici. Simonetta Bernardini, presidentessa della Società italiana di omeopatia e medicina integrata (Siomi), ritiene che «sia stata fondamentale la cordata tra aziende e medici e pazienti dell’omeopatia e dell’antroposofia. Abbiamo scritto una lettera alle istituzioni che, per la prima volta, è stata firmata da tutte le associazioni europee del settore (oltre che da quelle italiane) e questa solidarietà ha molto impressionato perché è stato un intervento straordinariamente compatto tra noi e le aziende». Anche secondo il presidente di Omeoimprese Fausto Panni, senza un intervento di questo tipo, la registrazione dei farmaci sarebbe rimasta economicamente insostenibile: «immagino nessuno si rimangerà quanto promesso, ma serve un decreto legge che scriva nero su bianco tutto questo», visto che «attualmente chi vuole rinnovare l'autorizzazione a vendere un prodotto paga 3.062 euro». Proprio le aziende, spiega Bernardini, saranno i prossimi interlocutori: «se i costi saranno effettivamente ridotti e le aziende verranno messe in condizione di registrare i medicinali, noi ci aspettiamo che li registrino proprio tutti, auspichiamo che li mantengano tutti in commercio, in particolare quelli non eccessivamente diffusi perché è proprio grazie a loro che esiste il metodo omeopatico e antroposofico, che è un metodo individuale». Di alcuni principi, spiega la presidentessa Siomi, possono essere venduti anche solo venti pezzi in un anno: «non c’è paragone tra la spesa e il ricavo e servirebbe un ulteriore passo, stabilire delle tariffe di registrazione ancora più basse per i medicinali di prescrizione rara; all’estero ci sono molti più principi disponibili e, siccome già da due anni se ne sono perduti molti che le aziende hanno già dismesso in previsione della registrazione del 2015, speriamo che questa emorragia si arresti ora, non ci sono più scuse».
Renato Torlaschi