Osmed, sale consumo di oppioidi. Aifa, operatori vigilino su gravidanza
Il consumo di farmaci per il dolore è passato da 2,1 dosi giornaliere per mille abitanti nel 2005 a 7,3 DDD/1000 nel 2013 e all'interno della categoria il consumo di oppioidi (maggiori, minori e in associazione) è passato, per lo stesso periodo, da 1,1 a 5,2 DDD/1000 (2013). In particolare, rilevanti sono gli aumenti nel consumo degli alcaloidi naturali dell'oppio e degli altri oppiacei. Ma sul tema si registra un ricorso non sempre appropriato a questa tipologia di medicinali per il trattamento di forme non severe di dolore e particolare attenzione va alle donne in gravidanza. A fare il punto l'Aifa che in una nota riprende gli ultimi dati del rapporto Osmed (gennaio-settembre 2014) e ricorda le indicazioni per la gravidanza (contenute anche nel sito dedicato ai farmaci in gravidanza www.farmaciegravidanza.gov.it). Secondo l'Aifa infatti «osservando il trend degli ultimi anni, il consumo di farmaci per il dolore è passato da 2,1 dosi giornaliere per mille abitanti nel 2005 a 7,3 DDD/1000 nel 2013 e all'interno della categoria il consumo di oppiodi (maggiori, minori e in associazione) è passato da 1,1 DDD/1000 (2005) a 5,2 DDD/1000 (2013)». In particolare, il rapporto Osmed evidenzia come «tra gli antidolorifici ad azione centrale si registrano rilevanti aumenti del consumo degli alcaloidi naturali dell'oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo), con il tapentadolo che è il terzo principio attivo a maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2013 con un incremento del +38,5%». E così, continua l'Aifa, «se l'incremento nella prescrizione di farmaci per la terapia del dolore rientra nell'ambito del percorso intrapreso dall'Italia a tutela del diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore, con la legge 38/2010 e le norme per agevolare l'impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore, si registra anche un ricorso non sempre appropriato a questa tipologia di medicinali per il trattamento di forme non severe di dolore». L'Aifa, nella sua nota, cita anche il recente rapporto Morbidity and Mortality Weekly Report, MMWR, del Center for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, di cui è stata data notizia anche su Farmacista33 del 29, che invita alla prescrizione e all'uso responsabile di antidolorifici oppiacei, specie per le donne in età fertile. L'attenzione infatti deve andare sia alle donne già incinte sia a quelle che stanno pianificando una gravidanza - invitate a consultare il medico prima di avviare in generale l'assunzione di un farmaco - perché, se anche la donna non è ancora consapevole della gravidanza, «il rischio è di esporre in modo inconsapevole agli oppiacei i figli non ancora nati». Ne deriva una particolare importanza, quindi, anche per tutti i professionisti della salute, di fare sensibilizzazione sull'utilizzo responsabile dei farmaci in gravidanza, con «la necessità di informare i cittadini e gli stessi operatori sanitari sull'importanza di assumere i farmaci in gravidanza con responsabilità, quando ritenuto necessario per la salute di mamma e bambino». L'Aifa infine sull'uso di analgesici ricorda che «l'analgesico comunemente impiegato in gravidanza è il paracetamolo, che non va somministrato in associazione con pseudoefedrina, aspirina o altri FANS. Acido acetilsalicilico, Ibuprofene e Indometacina (FANS) sono farmaci di seconda scelta da utilizzare, per brevi periodi e al dosaggio minimo efficace, in caso di resistenza alla terapia con paracetamolo; da evitare nel terzo trimestre di gravidanza per gli effetti sulla circolazione fetale».
Francesca Giani
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