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Politica e Sanità

30 Gennaio 2018

Ossigeno e bombole scadute: ecco come cambiano le regole. Farmacie in allerta


Salvo improbabili ripensamenti dell'ultima ora, da domani cambiano le regole per chi, medico, dentista o farmacista, detiene bombole di ossigeno terapeutico rispettivamente per l'ossigenazione del paziente critico in ambulatorio e per la distribuzione. Entra in vigore una disposizione approvata dall'Agenzia del Farmaco con nota del 3 aprile 2015 e prorogata 4 volte in due anni e mezzo. La disposizione comporta che la scadenza dell'ossigeno terapeutico in bombola scenda da 5 a 2 anni a partire dal 31 gennaio 2018. E comporta che dal giorno dell'entrata in vigore medici e dentisti non potranno avere più il possesso delle bombole scadute: dovranno subito conferirle allo smaltitore o al farmacista per lo smaltimento, e dovranno dotarsi di bombole nuove di proprietà del produttore. Le bombole non ancora scadute invece dovranno controllarle e disfarsene alla fine del 2° anno dalla consegna. D'ora in poi le bombole - per la normativa Aifa - possono essere solo di proprietà dei produttori. Solo loro possono riempirle e proporne la distribuzione. E per la stessa manutenzione o il cambio dell'ossigeno è meglio affidarsi a loro o a distributori autorizzati. Il medico o il dentista che praticassero advanced life support ad un paziente nell'eventualità - per fortuna rara - che a quest'ultimo necessiti rianimazione in emergenza, in caso di insuccesso terapeutico sarebbero perseguibili se si scoprisse che l'ossigeno utilizzato era scaduto.

In molti studi, viste le proroghe, ci sarebbero bombole scadute da anni; si pone dunque il problema di intervenire. E qui entra in gioco il farmacista. «Se una delle possibilità per il medico che ha una bombola con ossigeno scaduta è rivolgersi al produttore, un'altra è quella di contattare il farmacista e portargli la bombola esattamente come si fa con i farmaci scaduti. Ma il farmacista è attrezzato per questo tipo di smaltimento o il sanitario rischia di tornare indietro senza una risposta?» si chiede il dirigente di un'azienda distributrice del nord Italia. «Terza chance è rivolgersi a noi distributori concludendo un contratto di manutenzione entro il quale sarà possibile il ritiro della vecchia bombola alle condizioni determinate dall'accordo». Al momento dunque, la legge fa chiarezza sulle responsabilità dei singoli ma non su come alleggerire il carico degli adempimenti per i sanitari.

All'indomani dell'ultima proroga, lo scorso giugno, il presidente di Federfarma Marco Cossolo aveva auspicato un tavolo con tutte le parti interessate, dai farmacisti ai professionisti della salute fino a produttori e distributori per risolvere i problemi aperti. In particolare, sottolineavano i distributori, come tutti i farmaci l'ossigeno terapeutico non va caricato di costi aggiuntivi. E invece tra le spese correntemente imputate al farmacista spesso ci sono noleggio o cauzione delle bombole o il trasporto dall'azienda alla farmacia o la caparra cauzionale con rimborso alla restituzione della bombola o una tassa per il noleggio dei contenitori. Lo scorso ottobre Federfarma aveva inviato un quesito al ministero della salute sulla liceità da parte dei produttori di ossigeno terapeutico di fatturare spese aggiuntive alle farmacie; e l'Ufficio legale del Ministero ha risposto in modo che il sindacato non ha esitato a definire soddisfacente, poiché "le indicazioni collimano fedelmente con gli orientamenti Federfarma". Il prezzo del farmaco-ossigeno, spiega il Ministero, «è definito dall'Aifa» in base a «una contrattazione con l'azienda farmaceutica produttrice» e «comprende anche il contenitore del farmaco», ossia bombola e relativa valvola. Quindi, prosegue la nota, non è possibile chiedere una «caparra cauzionale» o applicare un ricarico per il noleggio, «né al paziente né al farmacista». Chi lo facesse, imporrebbe alle farmacie costi che queste ultime non solo non possono evitare (perché la Tabella 2 della Farmacopea ufficiale obbliga i titolari «a detenere l'ossigeno terapeutico nei quantitativi ritenuti sufficienti al regolare espletamento del servizio») ma non possono "trasferire" al paziente, perché «il prezzo del gas medicinale comprende anche il relativo contenitore».
In un convegno organizzato nei giorni scorsi dalla categoria, Cossolo ha ribadito che ora «nulla è dovuto per l'affitto della bombola e i farmacisti sono tenuti a pagare solo il valore dell'ossigeno» e ha invitato «le rappresentanze locali di autorizzare i titolari non pagare per affitto della bombola, perché nel caso sarebbe una richiesta illegittima. Le aziende produttrici di gas hanno fatto ricorso ma per il momento il Tar non ha concesso la sospensiva».

Mauro Miserendino

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