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Politica e Sanità

13 Marzo 2018

Ossigeno, produttori sprovvisti di bombole. Milan (Vicenza): farmacie in difficoltà


Le farmacie rischiano di rimanere senza ossigeno anche se per legge sono tenute a tenere almeno una bombola. Non è colpa loro: i produttori non hanno ricambi sufficienti per far fronte alle nuove disposizioni dell'Agenzia del farmaco. Chi, farmacista, medico, o dentista, entro il 31 gennaio correttamente si è disfatto della bombola di sua proprietà, difficilmente trova il rimpiazzo. L'ossigeno in teoria c'è, la bombola no. Il problema è nazionale, è stato sollevato da Federfarma all'agenzia del farmaco Aifa, su sollecitazione di Federfarma Vicenza. «I colleghi si trovano in difficoltà a reperire le bombole di ossigeno presso i fornitori», recita la lettera ad Aifa. «Questo sta comportando un notevole disservizio per i pazienti ma l'ossigeno è un medicinale obbligatorio da tenere in farmacia».

Premessa. Ad aprile 2015 l'Aifa ha approvato una norma per cui farmacisti, medici, dentisti non possono più possedere bombole d'ossigeno. Siccome è necessario che la qualità del farmaco-ossigeno in vendita (nelle farmacie territoriali quello gassoso) sia certificata, il produttore titolare d'autorizzazione in commercio dev'essere responsabile anche della qualità della bombola: perché non "perda", per intendersi. Fino a tutto lo scorso gennaio il farmacista poteva detenere una sua bombola e cambiare l'ossigeno, ora deve chiedere a un produttore o a un distributore di farlo. E deve preoccuparsi di conferire a un produttore o a uno smaltitore di rifiuti la bombola di sua proprietà.

Manca ricambio. «Questa normativa viene ventilata da due anni eppure coglie impreparati i nostri interlocutori», dice la presidente Federfarma Vicenza Marina Milan. «Fino a un mese fa ci siamo preoccupati noi farmacie territoriali della manutenzione e dell'adeguamento delle bombole, che i produttori dopo l'utilizzo, una volta tornate in farmacia, ritiravano per ricaricare. Ora non possiamo più ricaricare la nostra bombola anche se revisionata, e non possiamo detenere bombole nostre: dobbiamo chiederle ai produttori, ma questi ultimi non hanno un numero sufficiente. Nella mia farmacia fino a gennaio avevo sette bombole, andavano e venivano: il traffico è più frequente nelle farmacie lontane da ospedali, e in quelle poste in zone rurali. Ora mi si pone la necessità di chiedere queste sette bombole al produttore, e la risposta è che si tratta di un numero troppo alto».

Oneri aggiuntivi. Nella lettera, Federfarma Veneto segnala altre criticità. «Spesso le aziende della distribuzione intermedia procedono alla consegna delle bombole richieste dalle farmacie solo dietro consegna di un uguale quantitativo di bombole vuote, ponendo chiaramente le farmacie in difficoltà nell'approvvigionamento del farmaco». Altra difficoltà per il farmacista, «il persistere in molti contratti di fornitura di voci di costo accessorie al prezzo del farmaco che rendono economicamente pesante, se non in perdita, l'espletamento del servizio». Serve un tavolo di filiera - Infine, un aspetto che riguarda direttamente i produttori, i quali «essendo il prezzo di rimborso contenuto, non intendono investire nell'acquisto di nuove bombole». Il prezzo fissato dall'Aifa non ripagherebbe le aziende delle spese correlate alla distribuzione del farmaco-ossigeno? «Credo ci si debba rendere conto che una bombola non è un blister e l'ossigeno non è equiparabile a pillole», spiega Milan. «Si pensi al solo trasporto delle bombole, da effettuarsi con mezzi speciali certificati da una normativa e requisiti specifici; un produttore si chiede se nel fissare il prezzo dell'ossigeno più bombola si sia realmente tenuto conto di tutto. Auspichiamo si apra al più presto un tavolo di confronto con i produttori e tutta la filiera, per garantire la disponibilità di un prodotto che non possiamo non offrire ai cittadini ed evitare che le aziende continuino a fatturare alle farmacie costi di servizi aggiuntivi».

Mauro Miserendino

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