nov232010
Parafarmacie: con legge riordino più farmacisti disoccupati
È la disoccupazione il tasto che i farmacisti di parafarmacia toccano più spesso quando devono spiegare il loro “no” deciso al ddl Gasparri-Tomassini. La conferma arriva dall’ultima tappa del nostro viaggio nel cosmo delle sigle che rappresentano gli esercizi nati dal decreto Bersani. «Il ddl 863 rischia di distruggere le parafarmacie» attacca Fabiola Cenisio, presidente di Assopacal «la liberalizzazione aveva arginato il problema della disoccupazione tra i farmacisti, la proposta Gasparri-Tomassini metterebbe sulla strada sia noi farmacisti sia i nostri collaboratori. La nostra richiesta? Una legge che trasformi le parafarmacie in farmacie non convenzionate, per poter dispensare i farmaci di fascia C e dare pieno significato alle nostre lauree». Per Assopacal, in sostanza, il riordino dovrebbe mettere fine all’anomalia rappresentata dalle parafarmacie, «un ibrido» prosegue Cenisio «tra esercizi di vicinato ed esercizi commerciali. Non ci riteniamo farmacisti di serie B, vogliamo essere ascoltati». D’accordo anche Lino Busà, consigliere di Anpi: «Il ddl Gasparri-Tomassini è un passo indietro da quella liberalizzazione intravista con il decreto Bersani. Non capiamo perché le parafarmacie ora debbano chiudere. Abbiamo riscosso un grande consenso tra i consumatori, come conferma tra gli altri l’ultima indagine di Altroconsumo. Questo disegno di legge sembra non guardare all'interesse dei cittadini, ma a quello della lobby dei titolari». Anche Busà avverte una sorta di accanimento contro le parafarmacie. «Siamo una piccola realtà, facilmente sacrificabile in un momento di crisi come questo, in cui il governo ha bisogno di recuperare consensi. Il ddl 863 vorrebbe farci chiudere ma sarebbe un grave errore, perché la parafarmacia svolge un ruolo comunque importante per la salute dei cittadini. Sbagliato rinunciarvi».