mar12011
Pillola del giorno dopo, per giurista solo legge stabilisce obiezione
Obiezione di coscienza anche senza legge, dichiarata, ma talvolta nascosta attraverso la laconica scusa che «il farmaco non c'è»: è quanto i farmacisti cattolici stanno facendo, secondo quanto afferma il presidente nazionale dell'associazione dei farmacisti cattolici, Piero Uroda, a pochi giorni dal parere del comitato nazionale di bioetica che apre alla possibilità di dire no per una motivazione di coscienza. L'obiezione di coscienza è un'eccezione alla regola generale stabilita dalla legge, «come tale è vincolante e deve essere applicata da tutti», ha spiegato Amedeo Santosuosso, magistrato e direttore del Centro di ricerca interdisciplinare dell'università di Pavia. In quanto eccezione, è strettamente tassativa e può essere riconosciuta solo per legge. Cioè è solo una legge che può derogare a un'altra legge. Sono solo due le leggi che disciplinano l'obiezione di coscienza: quella sull'aborto e quella sulla procreazione assistita ed entrambe riguardano il medico, il personale sanitario e quello esercente le attività ausiliarie connesse, «non quindi il farmacista». L'obiezione in corso, dichiarata o occulta, sarebbe quindi una scelta “fuori legge” per la quale lo stesso presidente dell'associazione, che opera con la sua farmacia a Fiumicino vicino a Roma, è stato già denunciato. Il documento bioetico è difeso dal presidente Lorenzo D'Avack secondo il quale «Il comitato è stato unanimemente concorde nel raccomandare» ha spiegato «che nell'eventualità in cui il legislatore riconoscesse al farmacista il diritto all'obiezione di coscienza, venga sempre e comunque garantito il diritto delle donne a ricevere il prodotto».