giu202013
Più di un farmaco comune ha effetti anche sull'Alzheimer
Molti farmaci prescritti per malattie comuni potrebbero influenzare la storia naturale della malattia di Alzheimer, almeno secondo i ricercatori del Mount Sinai Medical Center di New York, che hanno pubblicato su PLoS One le loro conclusioni. Spiega Giulio Pasinetti, professore di neurologia al Mount Sinai e coautore dell’articolo: «Diverse medicine somministrate quotidianamente per curare malattie di frequente riscontro sarebbero in grado di bloccare o aumentare l’accumulo di beta-amiloide, la componente principale delle placche neurodegenerative tipiche dell’Alzheimer». Così, secondo Pasinetti, potrebbe essere possibile identificare farmaci comuni con attività preventiva o, al contario, concausale per l’Alzheimer. Per arrivare a queste conclusioni il neurologo del Mount Sinai ha usato un algoritmo informatico con l’obiettivo di misurare l’attività sulla beta-amiloide di 1.600 farmaci disponibili in commercio. E, sorpresa, alcuni di questi, attualmente somministrati per malattie frequenti come l’ipertensione, la depressione o l’insonnia, si sono rivelate effettivamente in grado di bloccare o aumentare la formazione di beta-amiloide. «Questa linea di ricerca potrebbe aiutare i medici che devono prescrivere il farmaco più appropriato nei soggetti ad alto rischio di Alzheimer» sottolinea Pasinetti, che per validare l’algoritmo ha somministrato i farmaci indicati dal computer a topi geneticamente modificati per sviluppare l’amiloide, constatando una riduzione delle placche dopo sei mesi di trattamento con antipertensivi. Uno di questi è il carvedilolo, un farmaco betabloccante non selettivo ora oggetto di studio per verificare la supposta capacità di rallentare la perdita di memoria. «Confidiamo che questi risultati portino in breve tempo a un fiorire di sperimentazioni cliniche atte a identificare quali sono i farmaci preventivi, da prescrivere a dosi tollerabili» dice il neurologo. E conclude: «Se fossimo in grado di riutilizzare per l’Alzheimer farmaci già impiegati con altre indicazioni, come per esempio l’ipertensione, questo potrebbe avere importanti conseguenze per gli ammalati».