Sanità

lug212018

Precariato, non titolari: bene Decreto Dignità, ma servono controlli contro abusi

Precariato, non titolari: bene decreto Dignità, ma servono controlli contro abusi
Prima l'Inps, poi Confindustria, non sono poche le critiche al Decreto Dignità (legge 87/2018) - pubblicato in Gazzetta il 14, e quindi in vigore, e ora in Parlamento per la conversione in legge - soprattutto per le misure che riguardano la stretta ai contratti a tempo determinato. Un provvedimento su cui l'Inps, settimana scorsa, aveva lanciato l'allarme della perdita di 8mila posti di lavoro ma, aveva detto Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello sviluppo economico, nonché vicepremier, rispedendo al mittente le cifre, il Decreto è finalizzato ad accrescere i diritti dei lavoratori. Che effetti si prevedono sui posti di lavoro anche all'interno del settore? Ne abbiamo parlato con Francesco Imperadrice, presidente del sindacato nazionale farmacisti non titolari, Sinasfa, che commenta: «Le intenzioni sono buone ma bisogna vedere all'atto pratico. Quello che serve sono i controlli contro gli abusi».

Intanto, vale la pena ricordare le principali misure: innanzitutto, come si legge sul Corriere Economia dell'altro ieri, «la loro durata massima dei contratti a tempo determinato scende da 36 a 24 mesi, il numero massimo dei rinnovi da 5 a 4. Tornano le causali, cioè l'obbligo di indicare il motivo per cui si fa ricorso a un contratto a termine e non a uno a tempo indeterminato, ma dopo il primo anno. Ad ogni rinnovo scatta un aumento dello 0,5% per i contributi a carico dell'azienda, che si cumula con quello dell'1,4% già previsto per finanziare la Naspi, l'indennità di disoccupazione. Sul pacchetto non sembrano esserci margini di mediazione. L'unica modifica, già definita ma da presentare con un emendamento della maggioranza, sarà l'incentivo per i contratti stabili: le aziende che trasformeranno un contratto a termine in un contratto stabile avranno indietro il contributo aggiuntivo dello 0,5%, recuperando il costo extra». È aperta la discussione su quando far partire le misure: «le nuove regole si applicano ai contratti a termine firmati a partire dall'entrata in vigore del decreto. Ma riguardano anche i rinnovi e le proroghe dei contratti già in corso. C'è il rischio che questi rapporti di lavoro non vengano rinnovati o prorogati, proprio per evitare la stretta prevista dal decreto» mentre un «altro nodo è quello dei voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore, di fatto cancellati dal governo Gentiloni per disinnescare il referendum della Cgil», per ora indicati per studenti, pensionati, disoccupati, con uno scontro anche all'interno della maggioranza: « La Lega preme per un allargamento più robusto non solo delle categorie di lavoratori ma anche dei settori in cui sarebbero utilizzabili».«Il decreto» è il commento di Imperadrice «ha sicuramente il pregio di venire incontro alle difficoltà, alle minori tutele e allo stato di incertezza dei collaboratori a tempo determinato, soprattutto fornendo un meccanismo che aiuti a stabilizzare quelle situazioni in cui il contratto a tempo determinato sostituisce di fatto l'assunzione indeterminata. Dopo due anni consecutivi di lavoro non ha davvero più senso parlare di tempo determinato. In generale, la necessità di ricorrere a un tempo determinato può essere in relazione a picchi di lavoro o a esigenze relative alla stagionalità. È chiaro che questa casistica, in questi limiti, va mantenuta, perché il rischio potrebbe essere che il datore si indirizzi verso scelte meno o per niente tutelanti per il collaboratore. Ma quando si va oltre questo uso, il danno per il collaboratore diventa insostenibile. Va detto comunque che quello che serve sono controlli sistematici contro gli abusi. Non serve fissare paletti rigidi, se poi non vengono fatti rispettare». Quanto alla perdita di 8mila posti di lavoro segnalata da Inps e dalla relazione tecnica al decreto, «probabilmente sono legati soprattutto alla possibilità prevista nel testo» ma che potrebbe essere modificata in Parlamento «di applicare le norme anche ai contratti in corso. In ogni caso, non è mai facile prevedere tutti i fattori che possono andare ad incidere sulle capacità di occupazione di un settore».

Francesca Giani
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