Politica e Sanità
01 Aprile 2016Farmaci "copia" biotecnologici complessi a basso costo o, in una parola, i biosimilari: da loro potrebbe derivare un risparmio per gli Stati Uniti e i 5 maggiori mercati europei (Germania, Francia, UK, Italia, Spagna) dell'ordine di 98 miliardi di euro (110 miliardi di dollari) entro il 2020. È quanto stima una nuova analisi condotta dall'Ims (Institute for healthcare informatics), presentata di recente a Londra. Nel rapporto Ims si precisa che la realizzazione di tali risparmi dipende da un'efficiente educazione della classe medica e dall'adozione, da parte dei fornitori di servizi sanitari, di strategie intelligenti ('smart') di accesso al mercato. La possibilità di produrre biosimilari e fare business sfruttando l'operato dei brand biotech originali sta sempre più catturando l'attenzione degli investitori, molti dei quali sono preoccupati per l'impatto sui profitti di grandi aziende come Roche e AbbVie.
Questo fenomeno, al tempo stesso, rappresenta un'opportunità per un gruppo emergente di imprese specializzate nella produzione di biosimilari, come la sudcoreana Celltrion, e per grandi industrie produttrici di generici dotate di know-how biotecnologico, come l'unità Sandoz di Novartis. La previsione sopracitata di un risparmio di 98 miliardi di euro si basa sul fatto che 8 importanti farmaci branded biotech - tra quali adalimumab (Humira di AbbVie) e trastuzumab (Herceptin di Roche) - sono destinati a perdere la protezione brevettuale entro i prossimi 5 anni. Tale stima si fonda sulla presunzione di uno sconto medio di prezzo per biosimilare del 40%, ma i risparmi potrebbero crollare a 74 miliardi di euro se lo sconto fosse del 30% o fino a 49 miliardi in caso di riduzione di prezzo del 20%. Insomma, ci sono molte variabili in gioco, anche se è innegabile l'accresciuto interesse per questi farmaci biotecnologici negli ultimi 2 anni grazie alla maggiore diffusione di sofisticati anticorpi monoclonali, tra i medicinali soggetti a prescrizione più venduti in tutto il mondo.
L'Europa, ricorda il rapporto Ims, ha una lunga esperienza con i biosimilari, avendo approvato il primo di questi prodotti 10 anni fa, ma l'accoglienza varia ancora ampiamente da Paese a Paese, a seconda delle condizioni del mercato locale. Per esempio la Germania, ha avuto particolare successo nello stimolare la prescrizione di biosimilari, laddove l'Austria di fatto ha indotto spinto alcuni fornitori a 'tirarsi fuori' avendo insistito per una riduzione obbligatoria dei prezzi per alcuni prodotti biotech copia.
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