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Politica e Sanità

10 Maggio 2019

Prezzo farmaci, Usa: in spot Tv listino deve essere esposto


Prezzo dei farmaci, l'amministrazione Trump impone alle case farmaceutiche l'esposizione del prezzo di listino durante gli spot tv

Le case farmaceutiche che promuovono i propri medicinali su prescrizione tramite pubblicità televisiva dovranno esporne il prezzo di listino se pari o superiore a 35 dollari per una dose mensile o per un ciclo di terapia. Questo il provvedimento annunciato dall'amministrazione Trump, parte di un più ampio progetto finalizzato al decremento del costo dei farmaci al consumatore.
Come riportato dalla stampa statunitense, la nuova regolamentazione sulla pubblicità per il farmaco su prescrizione, annunciata lo scorso 8 maggio, diventerà effettiva dopo 60 giorni dalla pubblicazione nel Registro Federale, decorsi i quali le aziende farmaceutiche saranno chiamate a maggiore trasparenza nella promozione dei propri prodotti. A differenza di quanto avviene nel sistema farmaceutico italiano infatti, sia gli Otc che i farmaci su prescrizione possono essere pubblicizzati al pubblico: i primi vengono sorvegliati dalla Federal Trade Commission, i secondi dalla Fda, la quale non ha però nessun diritto di controllo preventivo sugli annunci (sebbene spesso le case farmaceutiche si rivolgano all'organismo in modo volontario).
Il prezzo del farmaco dovrebbe apparire alla fine dello spot pubblicitario, quando solitamente vengono elencati gli effetti collaterali. Questa manovra dovrebbe incoraggiare una maggiore presa di coscienza rispetto al rapporto fra prezzo ed efficacia, portando a un maggiore dialogo fra paziente e prescrittore e ponendo maggior pressione sulle case farmaceutiche. Il limite di prezzo mensile di 35 dollari è stato posto dal dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (Hhs), e corrisponderebbe alla quota comunemente pagata dai pazienti coperti da assicurazione e che acquistano il farmaco prescritto ogni mese.
Tuttavia, «la grande maggioranza degli Americani che faticano ad acquistare i farmaci si trovano in difficoltà perché pagano in base a dei prezzi di listino che sono molto alti», come spiega il segretario dell'Hhs Alex Azar. Per alcuni medicinali coperti dall'assicurazione privata è infatti prevista una partecipazione alla spesa, evidentemente più alta in base al costo del farmaco. Alcune polizze assicurative poi non coprono i costi se non al raggiungimento di un tetto minimo di spesa mensile da parte dell'assicurato. Con i 10 farmaci su prescrizione più venduti in territorio Usa che presentano prezzi di listino che vanno dai 488 ai 16.938 dollari per dose mensile o ciclo di terapia, la manovra dovrebbe dunque contribuire all'abbassamento dei prezzi di listino con riflesso sul reale costo sostenuto dai consumatori.
Un'ulteriore spinta all'abbassamento dei prezzi dovrebbe provenire dai competitors, che potrebbero sfruttare il Lanham Act, una legge del 1946, per fare causa per falsa pubblicità agli avversari che non includeranno il prezzo di listino, in quanto implicitamente suggerirebbero che il costo del proprio farmaco sia inferiore a 35 dollari al mese.
«Alle case farmaceutiche preoccupate che l'esposizione del prezzo di listino possa dissuadere le persone dal comprare i loro farmaci consiglierei di abbassare i prezzi. È il momento della trasparenza verso i pazienti Americani».
Diverse le critiche provenienti dai produttori: in primo luogo viene sottolineato come la visone di un prezzo di listino, lontano dall'effettivo cost sostenuto dal paziente, potrebbe portare i consumatori a rifiutarsi di aderire alle cure prescritte (eventualità avanzata dalla Pharmaceutical Research and Manufacturers of America); secondariamente la manovra costituirebbe una violazione della libertà di parola sancita dal primo Emendamento, costringendo alla divulgazione di informazioni.

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