giu272015
Prodotti solari, Royal Pharmaceutical Society chiede standard per etichette
Nel Regno Unito c'è una grande confusione riguardo al sistema di etichettatura adottato per le creme solari e - sostiene la Royal Pharmaceutical Society - i produttori dovrebbero utilizzare una modalità di classificazione più chiara.
Secondo un recente sondaggio condotto su duemila cittadini britannici adulti, solo l'8% è al corrente che il fattore di protezione solare (Spf) si riferisce esclusivamente alla protezione dai raggi Uvb e uno su quattro nemmeno sa che cosa sia. Anche il 15% dei genitori ha ammesso di non aver mai controllato il fattore protettivo della crema solare utilizzata per sé e per i propri bambini.
Ancora meno note sono le caratteristiche dei raggi Uva, che come gli Uvb possono causare il cancro alla pelle e in aggiunta, penetrando negli strati più profondi nella pelle, ne determinano un precoce invecchiamento. Il sistema più comunemente utilizzato dai produttori di creme e oli solari per indicarne la capacità di proteggere dai raggi Uva è basato su un numero di stelle variabile tra zero e cinque, che indicano la percentuale di radiazione Uva assorbita rispetto a quella Uvb.
È un sistema di difficile lettura e, come afferma Jayne Lawrence, capo ricercatore scientifico presso la Royal Pharmaceutical Society, «i cittadini non dovrebbero essere costretti a districarsi tra due tipi diversi di sistemi classificativi per raggi Uvb e Uva e essere messi in condizione di capire in maniera semplice qual è la protezione offerta da ogni prodotto solare».
Ancora una volta, la questione si presenta, all'inizio dell'estate, in tutta la sua gravità, visto che gli studi scientifici confermano la pericolosità dell'esposizione al sole senza protezione e particolarmente nelle fasce orarie centrali della giornata. Una ricerca pubblicata sul British Journal of Cancer nel 2011, ha stimato che ben l'86% dei melanomi diagnosticati in Gran Bretagna sono collegabili a un'esposizione eccessiva ai raggi del sole oppure a quelli emessi dalle lampade abbronzanti.
Renato Torlaschi