mar242015
Radiografia delle farmacie nella Ue dal report Pgeu 2014
Il Pgeu (Gruppo farmaceutico dell'Unione europea) ha da poco pubblicato il rapporto sullo stato delle farmacie dell'Unione nel 2014. Questa specie di inventario degli esercizi, quanti sono, dove sono, come si presentano, che costituisce la relazione annuale di una delle attività peculiari del Pgeu, ci restituisce ancora una volta una mappa geografica fittissima. Infatti, le farmacie formano una rete a maglie più o meno strette su tutto il territorio dell'Ue, se si considera che quasi tutti i cittadini sono a meno di trenta minuti di distanza da una farmacia e di più della metà, a meno di cinque minuti. Unanime anche lo sviluppo dei servizi che si presenta però con uno scenario estremamente variegato per quanto riguarda l'attuazione e i posti di lavoro che genera. Tra i 34 stati membri, si legge nel rapporto, al primo posto per numero di farmacie troviamo la Turchia con 24 406 farmacie (erano 23 636 nel 2012) seguita dalla Francia che ne conta 22 655, subito dopo Spagna e Germania; l'Italia è quinta con 18.102 farmacie. Sono solamente nove le nazioni che superano quota 10.000 farmacie, in fondo alla classifica troviamo il Lussemburgo con 91 esercizi, meno della metà della penultima Malta che ne conta 210. Anche i farmacisti sono distribuiti con dinamiche differenti: in media se ne trovano 4,22 per farmacia in Austria, tre in Svizzera, 2,82 in Italia, 2,45 in Francia; la media europea è di 2,11 professionisti impiegati in una singola farmacia, in crescita rispetto al 2012 quando erano 2,07. In controtendenza assoluta, con un solo farmacista per farmacia la Turchia e la Svezia; quest'ultima però impiegava ancora 4,33 professionisti per punto vendita nel 2012, cioè due anni dopo la deregolamentazione del mercato i cui effetti, probabilmente, si stanno rendendo pienamente visibili solo ora. Per quanto riguarda la densità territoriale la situazione, capovolta, vede in testa la Danimarca che ha solo una farmacia ogni 17. 828 abitanti e, all'estremo opposto, la Grecia con un esercizio ogni 1.027 abitanti. Nel mezzo con una media di 4000 abitanti per farmacia i paesi dell'Est, Gran Bretagna e Germania. In Italia si trova una farmacia ogni 3.363 residenti mentre in Francia ce ne sono un po' di più, una ogni 2.892 abitanti, e ancora più ricchi sono belgi e spagnoli con un esercizio farmaceutico ogni 2200 abitanti. Ubiquitaria invece la predominanza femminile tra i farmacisti impiegati in farmacia: sfiora la totalità (96%) in Estonia, domina in Portogallo (79%) e in Spagna (71%); lascia più spazio ai colleghi maschi in Germania (68%), Italia e Francia (67% entrambe), per raggiungere la parità in Turchia (55%). Sul fronte dell'attività professionale si diffonde a macchia d'olio l'erogazione di servizi aggiuntivi alla dispensazione dei farmaci. Sono ormai 21 gli stati (erano 15 nel 2013) nei quali si può misurare la pressione arteriosa in farmacia; 20 quelli misurano la glicemia, 19 il peso, e 18 il colesterolo. In crescita anche l'offerta di servizi di consulenza: passa da 10 a 16 il numero di paesi che propone l'accompagnamento del paziente diabetico, sono 13 quelli che offrono il controllo dell'ipertensione arteriosa, 13 l'accompagnamento dei pazienti asmatici, 16 il monitoraggio della compliance terapeutica, 17 le terapie per la disassuefazione dal fumo. Sono infine 19 gli Stati le cui farmacie garantiscono la contraccezione d'urgenza ai propri cittadini, 6 in più rispetto al 2013. Non ha invece preso piede la vaccinazione antinfluenzale praticata in via sperimentale in sei nazioni già due anni fa, attualmente è in uso solo in Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera e Portogallo. Si conferma pioniere sul fronte dei servizi il Portogallo dove proprio nel 2014 l'Associazione nazionale dei farmacisti ha siglato un accordo con il ministero della Salute per lo sviluppo, all'interno del programma sanitario nazionale, di alcuni servizi farmaceutici (automonitoraggio del diabete, vaccinazione antinfluenzale, controllo dell'adesione terapeutica, cambio di siringhe, terapia sostitutiva degli oppioidi. Per un anno queste attività saranno svolte in via sperimentale, sotto osservazione, ma senza essere remunerate; è significativa tuttavia la loro inclusione nel piano nazionale: un esempio che potrebbe presto essere seguito da altri Stati.
Elisabetta Lucchesini