Sanità

nov282019

Rapporto farmacia: cittadini pronti a servizi e presa in carico, ma serve integrazione con medici

Rapporto farmacia: cittadini pronti a servizi e presa in carico, ma serve integrazione con medici

Rapporto farmacia: i cittadini considerano fondamentale il ruolo del farmacista e sul supporto attivo all'aderenza terapeutica, il 51% dichiara un'azione di supporto abbastanza significativa

A fronte di un paziente che entra in farmacia, il farmacista conosce il medico di famiglia o l'eventuale specialista che lo ha in cura (nel 41% dei casi), sa quali farmaci prende abitualmente (42%), dà consigli in merito ai dosaggi o alle modalità di assunzione quando consegna i farmaci (42%), anche se meno frequentemente (32%) conosce le patologie in corso. Da parte loro, i cittadini considerano fondamentale il ruolo del farmacista e per quanto riguarda, per esempio, il supporto attivo all'aderenza terapeutica viene riferito - al di là di quale sia stata l'azione di supporto posta in essere - un beneficio in termini di miglioramento molto significativo per il 33% delle persone e abbastanza significativo per un altro 51%.
Sono questi alcuni degli spunti che emergono dalla seconda edizione del Rapporto annuale sulla Farmacia, realizzato da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e con il supporto incondizionato di Teva, presentato oggi a Roma.

L'indagine, che quest'anno si eÌ concentrata in particolare sul supporto della farmacia a campagne di prevenzione/screening e al miglioramento dell'aderenza terapeutica, ha visto, accanto alla Survey rivolta ai farmacisti - con 1915 farmacie rispondenti (+33% rispetto alla prima edizione) -, il coinvolgimento dei cittadini - 1265 persone, con una leggera prevalenza delle donne (56%).
Tanti i risultati ma a emergere è anche la presenza di «una serie di barriere che ancora ostacolano il pieno passaggio dalla farmacia di fiducia alla farmacia dei servizi: tra questi un limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione e screening promosse dalle Istituzioni (a eccezione di quella sul colon-retto); lo scarso coinvolgimento delle farmacie (solo il 20%) nel processo di attuazione del Fascicolo sanitario elettronico; una insufficiente condivisione, ai fini del supporto all'aderenza terapeutica, dei dati telematici tra i vari soggetti».
In particolare, «solo per il 19% del campione, il gestionale della farmacia risulta interconnesso con sistemi informativi di altri player (a parte i collegamenti per distribuzione per conto, Webcare, ricetta dematerializzata) e nei pochi casi in cui ciò si eÌ riscontrato, si interfaccia principalmente col corrispettivo della Asl (60%) e della Regione (51%), mentre in misura ridotta con il Ministero della Salute/Aifa (34%) e ancora meno con i Mmg (12%)».


La farmacia tra presidio Ssn e "esercizio commerciale specializzato"

A ogni modo, risulta confermato il gradimento della farmacia: «il 75% delle persone ha una propria farmacia di fiducia presso cui si reca abitualmente - due o tre volte al mese per il 40% dei rispondenti, almeno quattro volte al mese per il 20% e al massimo una volta al mese per il 25% -», ma «il 51% delle persone considera la farmacia un importante presidio integrato nel Ssn, mentre per il restante si tratta di un esercizio commerciale specializzato».
A essere messa in luce poi è anche una contraddizione: «negli ultimi 24 mesi il 79% del campione delle farmacie coinvolte dall'indagine ha promosso o aderito a campagne di sensibilizzazione e di promozione di stili di vita salutari e l'84% ha preso parte a campagne per la diagnosi precoce e conseguente individuazione di soggetti a rischio». Ma, a fronte di questo dato, «sono ancora numerosi quei cittadini (74%) che dichiarano di non essere stati coinvolti dalle farmacie in simili iniziative».
Tale fenomeno evidenzia «la necessitaÌ di intervenire su due fronti: il maggior coinvolgimento delle farmacie alle iniziative di prevenzione promosse dalle istituzioni, che sembrano essere quelle iniziative che ottengono dalla popolazione la risposta più alta in termini di attenzione e partecipazione, ma anche il rafforzamento della collaborazione tra le farmacie e organizzazioni civiche, advocacy group, associazioni di pazienti, comitati di quartiere, che possono rappresentare quel necessario collante con il tessuto sociale nel quale insistono».


Nell'aderenza manca il supporto del medico

C'è poi un altro aspetto: «Anche questa seconda edizione del Rapporto conferma una certa predisposizione da parte delle farmacie nel contribuire a supportare l'aderenza alle terapie». Ma un dato importante che emerge è «relativo alla selezione e conseguente coinvolgimento dei pazienti nei programmi di supporto all'aderenza terapeutica: operazione che avviene in modo condiviso con i Mmg solo nel 28% dei casi. Forse un riflesso indiretto del fatto che, come sottolineato, solo in pochi casi (12%) il gestionale della farmacia eÌ interconnesso con i sistemi informativi dei Mmg». Un messaggio, questo, che viene rimarcato anche nel Focus dedicato al punto di vista delle Associazioni di pazienti con patologia cronica, aderenti al Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici (CnAMC), che sono state invitate a contribuire dopo aver visionato in anteprima i dati, con l'obiettivo di far emergere indicazioni sul ruolo attivo delle farmacie in risposta alle aspettative e ai bisogni dei malati cronici.
Pur in una eterogeneità di posizioni a essere messo in luce è il fatto che «la maggior parte delle associazioni testimonia esperienze positive (o molto positive) sul rapporto con la farmacia soprattutto per quanto attiene alla funzione di supporto all'aderenza terapeutica per farmaci e device, in termini di dispensazione di consigli e servizi cognitivi». Ma, quando si parla di "presa in carico" «occorre concettualizzare una presa in carico integrata tra i vari attori che ruotano attorno al paziente, in primis specialisti e Medici di medicina generale.
Al riguardo, eÌ stata enfatizzata la necessitaÌ di maggiore raccordo e condivisione con il Mmg e con lo specialista rispetto sia alla prevenzione sia all'aderenza». Occorre «dimostrare con dati che questi soggetti, insieme, possano prevenire complicanze e ridurre accessi inappropriati al Pronto Soccorso e ricoveri. Il rischio eÌ quello di far diventare il paziente "l'anello debole" di fronte all'autorevolezza delle varie figure coinvolte: medici e specialisti, farmacisti, infermieri».

Francesca Giani
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