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Politica e Sanità

11 Giugno 2019

Rapporto Gimbe: Ssn a rischio collasso. Evitare revisioni al ribasso


Rapporto Gimbe: Ssn a rischio collasso. Evitare revisioni al ribasso. Bisogna definire una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/PIL e un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell'inflazione

Negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell'agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti. Questa la riflessione con cui Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe introduce il 4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).
La proposta del Gimbe per progettare il Ssn del futuroè quella di «uscire dal perimetro della spesa sanitaria, perché la spesa sociale di interesse sanitario e la spesa fiscale per detrazioni e deduzioni sono custodite nello stesso salvadanaio: quello utilizzato per la salute degli italiani».

Secondo le analisi effettuate laspesa per la salute in Italia 2017ammonta complessivamente a € 204.034 milioni:

·Spesa sanitaria: € 154.920 di cui € 113.131 milioni di spesa sanitaria pubblica e € 41.789 milioni di spesa sanitaria privata. Di questa € 35.989 milioni a carico delle famiglie e € 5.800 milioni intermediati da fondi sanitari/polizze collettive (€ 3.912 milioni), polizze individuali (€ 711 milioni) e da altri enti (€ 1.177 milioni).

·Spesa sociale di interesse sanitario: € 41.888,5 milioni di cui € 32.779,5 milioni di spesa pubblica, in larga misura relative alle provvidenze in denaro erogate dall'INPS, e € 9.109 milioni stimati di spesa delle famiglie.

·Spesa fiscale:€ 7.225,5 milioni per deduzioni e detrazioni di imposta dal reddito delle persone fisiche per spese sanitarie (€ 3.864,3 milioni) e € 3.361,2 milioni per contributi versati a fondi sanitari integrativi, cifra ampiamente sottostimata per l'indisponibilità dei dati relativi al welfare aziendale e alle agevolazioni fiscali a favore delle imprese).

Per Cartabellotta «la vera sfida è identificare il ritorno in termini di salute delle risorse investite in sanità (value for money): secondo le nostre analisi il 19% della spesa pubblica, almeno il 40% di quella delle famiglie ed il 50% di quella intermediata non migliorano salute e qualità di vita delle persone». Ecco perché bisogna avviare riforme sanitarie e fiscali, oltre che azioni di governance a tutti i livelli, per ridurre al minimo i fenomeni di sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate, aumentando ilvalue for moneydelle tre forme di spesa sanitaria e pervenendo ad una loro distribuzione ottimale».
Nel Rapporto vengono confermate, quelle che per Gimbe sono le quattro determinanti della crisi di sostenibilità del Ssn: definanziamento pubblico, uno stato che finanzia sempre meno, è giunto al 6,6% del Pil e sotto il 6,5% -dice l'Ocse- non si va avanti; erogatori di cure che sprecano; italiani che spendono male per curarsi e non tutelano abbastanza il loro diritto alla salute; assicurazioni che prosperano sulle richieste inappropriate e sulle inefficienze pubbliche.

Accanto a queste quattro "patologie", due "fattori ambientali" peggiorano ulteriormente lo stato di salute del Ssn: la non sempre leale collaborazione tra Governo e Regioni e le irrealistiche aspettative di cittadini e pazienti che da un lato condizionano la domanda di servizi e prestazioni, anche se inutili, dall'altro non accennano a cambiare stili di vita inadeguati che aumentano il rischio di numerose malattie.
Con questa diagnosi, la prognosi per il Ssn al 2025 non può che essere infausta: secondo le stime del Rapporto GIMBE per riallineare il SSN a standard degli altri paesi europei e offrire ai cittadini italiani un servizio sanitario di qualità, equo e universalistico sarà necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di € 230 miliardi. «Ma soprattutto - spiega il Presidente - bisogna "mettere in sicurezza" le risorse ed evitare le periodiche revisioni al ribasso, ovvero definire sia una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/PIL, sia un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell'inflazione».

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