nov142016
Rapporto Oasi, spesa farmaceutica fuori controllo. Jommi (Cergas): fondamentale ruolo Aifa
Mentre la spesa sanitaria in questi ultimi anni non è aumentata, la spesa farmaceutica, un sottoinsieme determinante, ha ripreso a salire, specie nella componente "ospedaliera". Alla presentazione del Rapporto Oasi all'Università Bocconi l'economista
Claudio Jommi ha spiegato come sia una misura positiva la revisione dei tetti della farmaceutica convenzionata e ospedaliera, ma non basti. Ci vogliono diverse regole d'ingaggio sulle competenze di Aifa e Regioni e l'Italia deve "europeizzarsi" sia nei criteri di fissazione dei prezzi sia nel dare un quadro normativo stabile alle industrie. Il docente dell'Università del Piemonte Orientale e del Cergas dell'Università Bocconi ha spiegato come abbassare il tetto per la spesa farmaceutica convenzionata dall'11,35 al 7,85% del Fondo sanitario e alzare il tetto della spesa farmaceutica ospedaliera dal 3,5 al 7% dello stesso Fondo, misure pure oggi criticate dalle Regioni perché potrebbero non consentire più di fruire del payback a carico delle industrie in caso di sforamenti, sia misura adeguata alla necessità di ridisegnare il sistema. Ma l'attuale assetto della spesa farmaceutica «non riconosce l'effetto del farmaco su altre prestazioni e quello delle altre prestazioni sul farmaco; in termini prospettici occorrerebbe tornare al tetto unico per favorire un flusso più completo dei dati e definire dei target; l'Aifa deve definire l'impatto previsionale dei nuovi farmaci». Altri suggerimenti: definire chiari confini di competenza tra Aifa e Regioni al di là del referendum e, «una volta approvato il prontuario dell'Agenzia del farmaco le Regioni non devono rivalutare gli inserimenti, i prontuari regionali fin qui sono serviti sostanzialmente a tardare l'accesso ai nuovi farmaci creando reale iniquità. Le regioni devono invece presidiare i comportamenti farmaceutici e gestire gli acquisti, materia sulla quale in questo momento nella manovra in parlamento osservo vincoli eccessivi».
Per la cronaca, nella maggioranza si punta a rivedere l'impianto della legge Balduzzi che prevede gare e non accordi quadro per approvvigionarsi in una regione di farmaci biosimilari. Nelle altre richieste dell'economista molto riferimento si fa ad Aifa e alla necessità di rendere ulteriormente trasparenti le procedure dalla decisione sui prezzi (insieme al Portogallo siamo l'unico paese dove l'agenzia regolatoria li fissa) ai rapporti con gli stakeholder. Il dato sulla spesa farmaceutica in crescita è in controtendenza con un dato complessivo di "stallo" della nostra spesa sanitaria, quale quello fissato dal Rapporto Oasi: fatto 100 il valore del Fondo sanitario nel 2000, siamo a 110 in questo 2010 dopo essere saliti fino a 120 nel 2011. Questo ha significato tagli lineari, la perdita del 32% di giornate di ricovero in acuzie tra il 2000 e il 2014, accompagnato da un boom nella lungo degenza che però a sua volta negli ultimissimi anni si è fermato. Ha inoltre significato una rivoluzione negli acquisti (36 mila centrali nel 2006, 33 più Consip oggi) e nelle aziende sanitarie, e un management sempre meno indirizzato ai ruoli apicali, che sono sempre meno.
«Tuttavia - ha ricordato
Eugenio Anessi Pessina dell'Università Cattolica, discussant della sessione sugli assetti istituzionali - la spesa sanitaria è comunque cresciuta a raffronto della scuola e di tutte le altre voci tranne le pensioni, rappresenta il 15% della spesa pubblica, la seconda voce dopo la previdenza». Senso del messaggio: il legame di questo trend con l'impatto dell'invecchiamento della popolazione va fatto comprendere alla politica. Inoltre, anche se nominalmente gli ospedali da Nord a Sud chiudono il bilancio in pareggio, «la voce relativa alla produttività è molto differente, e quindi anche il peso del personale che nel complesso sembra ridursi, incide sensibilmente nelle regioni in piano di rientro».
Mauro Miserendino