apr162015
Regioni: ok a manovra con emendamenti. Da filiera preoccupazioni su farmaceutica
La manovra sulla sanità ha ricevuto l'ok delle regioni, con il voto contrario del Veneto, e mentre è stata rinviata al 23 aprile la Conferenza Stato Regioni, continuano ad arrivare le voci preoccupate della filiera, in particolare per l'impatto che deriva dal mancato aumento del fondo sanitario nazionale sulle risorse destinate alla farmaceutica territoriale ed ospedaliera, calcolate, a parità di tetti (pari all'11,35% e al 3,5%), in una riduzione di 310 milioni di euro. E tra le misure contenute nell'intesa ci sono quelle già anticipate, mentre al termine della seduta della conferenza delle regioni
Sergio Chiamparino, presidente delle regioni, ha chiarito che sono stati presentati alcuni emendamenti per «correggere una situazione difficile per il 2015 e impossibile per il 2016-2017» che, si legge nelle agenzie, «toccano le aree farmaceutica, inappropriatezza e fornitura». E tra le richieste al Governo, come riportano alcune agenzie, «avviare il tavolo con l'Aifa sui farmaci innovativi, portare avanti la riforma delle agenzie dell'Istituto superiore di sanità e infine riprendere l'articolo che era già nell'intesa del Patto della salute per avviare una sua rivisitazione sui Lea», ma anche «sui tiket e sui farmaci innovativi che rendono la situazione per il 2015 difficile e impossibile per il 2016 e il 2017». «La spesa farmaceutica territoriale è già stata fortemente ridotta negli ultimi anni tanto da essere oggi tornata ai livelli del 2001» è la preoccupazione di
Annarosa Racca, presidente di Federfarma «malgrado l'aumento della cronicità e dell'età media della popolazione. Inoltre, si tratta di una voce di spesa trasparente perché la pubblica amministrazione ha a disposizione i dati di spesa e di consumo forniti dalle farmacie in tempo reale. Sarebbe assurdo che i tagli, invece di incidere sugli sprechi e i molti disservizi della sanità, andassero ancora una volta a colpire la farmaceutica e, al suo interno, proprio la farmaceutica territoriale, il comparto più monitorato di tutti». «La pretesa di rinegoziare» aggiunge il presidente di Assobiomedica,
Stefano Rimondi, «o il conseguente recesso unilaterale da contratti validissimi ed efficaci stipulati fra pubblica amministrazione e imprese a seguito di gare, espletate in conformità alle normative europee, è il colmo. È ora che la PA accetti il criterio, valido in tutto il mondo, ma negletto in Italia, che rispettare i contratti non è una facoltà, ma un obbligo giuridico, e questo rispetto vale sia per i prezzi stabiliti nella gara sia per il pagamento delle forniture. Ancora peggiore è il meccanismo del payback per i dispositivi medici, difficilmente applicabile, iniquo per la salvaguardia della qualità del Servizio sanitario nazionale, e che può compromettere la sopravvivenza stessa di moltissime aziende del nostro settore».
Francesca Giani