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Farmaci e dintorni

21 Settembre 2015

Resistenza agli antibiotici, aggiornata la mappa mondiale


La resistenza antibiotica sta aumentando e creando allarme in tutto il mondo: lo afferma "The state of the world's antibiotics, 2015", l'ultimo rapporto a livello planetario prodotto sull'argomento. Arriva dagli Stati Uniti e se ne sono incaricati il Center for disease dynamics, economics & policy (Cddep) e il Global antibiotic resistance partnership, progetto istituito dalla Fondazione Bill & Melinda Gates. Secondo gli autori, l'unica strada percorribile per far fronte al problema sta nella limitazione dell'uso eccessivo e improprio degli antibiotici stessi. «Per la prima volta, disponiamo di dati relativi ai Paesi a basso e medio reddito, dove la resistenza agli antibiotici è un problema serio ma raramente oggetto di azioni di politica sanitaria. - ha dichiarato Ramanan Laxminarayan, direttore del Cddep e coautore del documento - Speriamo che il report, insieme allo strumento online costituito dalla Resistence Map, aiuti queste nazioni a rendersi conto del carico rappresentato dalla resistenza agli antibiotici e ad attivarsi con progetti coordinati per limitarla». Lo strumento a cui si riferisce Laxminarayan è una mappa che presenta i dati più aggiornati dell'evoluzione dei consumi di antibiotici in 69 Paesi e, in 39 di loro, anche dell'antibiotico-resistenza. I dati della Resistance Map riguardano le infezioni causate da 12 batteri comuni e potenzialmente fatali, tra cui Escherichia coli, Salmonella e Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (Mrsa). «Nonostante l'utilizzo pro-capite di antibiotici sia ancora molto superiore nei Paesi ricchi, - ha detto il direttore del Cddep - le elevate percentuali riscontrate nei Paesi a medio reddito (come India, Kenya o Vietnam) che si sono dotati di un sistema di sorveglianza suonano come un avvertimento al mondo». In India, ad esempio, delle infezioni causate nel 2014 da Klebsiella pneumoniae, batterio molto pericoloso in ambiente ospedaliero, il 57% è risultata resistente ai carbapenemi, percentuale che nel 2009 era del 29%. Questi farmaci, negli Stati Uniti sono ancora efficaci nel 90% dei casi e in Europa nel 95%.

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