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Politica e Sanità

05 Luglio 2017

Resistenza antimicrobica, la Commissione europea vara nuovo Action Plan


È fondato su tre pilastri principali il nuovo Action Plan che la Commissione Europea ha adottato per affrontare il problema della resistenza antimicrobica.

Il problema suscita una preoccupazione crescente essendo arrivato a causare 25mila decessi all'anno tra i cittadini Ue, con un costo per i sistemi sanitari stimato in circa un miliardo e mezzo di euro.

Il commissario europeo per la Salute VytenisAndriukaitis, ha ricordato che la resistenza antimicrobica è una minaccia globale che richiede un intervento urgente: «se non ci attiviamo subito, entro il 2050 produrrà più vittime del cancro».

E CarlosMoedas, commissario per la Ricerca, l'innovazione e la scienza, ha rilavato che «non si tratta di un problema che possa essere affrontato da un solo Paese e richiede invece una collaborazione tra i Paesi, così come tra il settore pubblico e quello privato».

Il piano europeo, ambizioso e articolato in ben 75 azioni, è stato elaborato (aggiornando il precedente, del 2011) nella consapevolezza che salute umana, salute animale e ambiente sono strettamente collegati, richiedendo dunque un approccio strategico integrato, di tipo "one health".

Il primo pilastro è fondato sul riconoscimento dell'importanza di disporre di dati completi e aggiornati sul fenomeno e stabilisce di migliorarne la raccolta, potenziando inoltre il coordinamento tra gli Stati membri che saranno impegnati, al loro interno, ad adottare misure di controllo e sorveglianza.

Il secondo gruppo di azioni è mirato alla ricerca scientifica e all'innovazione, quali strumenti essenziali per poter elaborare misure di contrasto efficaci. Verrà data la massima priorità agli agenti patogeni presenti nella lista stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità (tra cui Hiv, tubercolosi e malaria). In quest'ambito si punta a una stretta collaborazione con le industrie del settore.

Il terzo pilastro nasce infine dal carattere globale del problema della resistenza antimicrobica che, come tale, richiede una collaborazione che travalichi i confini dell'Unione: in particolare una condizione necessaria è un coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo, che sono ancora più esposti di quelli europei.

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