Sanità

ott12015

Ricerca Aifa, il consumo di farmaci diminuisce nell'età avanzata

Ricerca Aifa, il consumo di farmaci diminuisce nell’età avanzata
Una ricerca del Geriatric Working Group dell'Aifa, rivela che il consumo di farmaci diminuisce nell'età avanzata. Lo studio, pubblicato sul Journal of the american medical directors association, descrive il profilo di utilizzo dei farmaci nella popolazione ultrasessantacinquenne in Italia e come esso si modifichi rispetto all'età. Tra gli autori della ricerca il Presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli e il Direttore generale Luca Pani, oltre ai ricercatori del Centro medicina dell'invecchiamento dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, tra cui il geriatra Graziano Onder. Proprio attingendo al database dell'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (OsMed) dell'Agenzia Italiana del Farmaco, lo studio ha analizzato i dati del 2013 relativi a 3 milioni e 400mila soggetti con età superiore ai 65 anni, estrapolati da un campione di quasi 16 milioni di individui (circa il 27% della popolazione italiana). Il lavoro si è concentrato in particolare sugli ultranovantenni (oltre 600.000 in Italia), fascia di popolazione consistente e in netta crescita. I risultati dell'indagine, oltre a fornire dati di farmaco-utilizzo, hanno messo in risalto come la prescrizione farmacologica aumenti progressivamente sino agli 85 anni di età, per poi declinare negli anni successivi, con una riduzione tra i soggetti di età pari o superiore ai 95 anni. Inoltre, la ricerca dimostra come la prescrizione dei medicinali sia un evento dinamico: segue infatti una curva a U, con un incremento delle prescrizioni che va da un minimo di quasi 2 nei pazienti sotto i 65 anni di età a un massimo di oltre 7 nel segmento degli 80-84enni. «Al pari di quanto si registra per la popolazione pediatrica molti farmaci non sono testati specificamente nei pazienti anziani e molto anziani, i quali peraltro presentano caratteristiche fisiche e metaboliche del tutto peculiari rispetto agli under 65» ha evidenziato Luca Pani. «Questo studio quindi è di fondamentale supporto nell'orientare i medici a una prescrizione ottimale nella popolazione geriatrica. È importante saper ritarare continuamente le terapie, perché le condizioni cliniche degli anziani possono mutare nel tempo e molte cure rivelarsi ridondanti, se non addirittura nocive. Gli spunti emersi sono poi di aiuto anche per noi regolatori, perché possiamo avere un quadro più chiaro delle aree di intervento e degli aspetti da indagare maggiormente così da favorire un impiego dei farmaci sempre più razionale, sicuro e efficace» ha aggiunto Pani. «I dati fino a oggi disponibili ci dicevano che l'uso dei farmaci aumentava progressivamente ed esponenzialmente all'aumentare dell'età delle persone» ha sottolinea Graziano Onder, del Centro di medicina dell'invecchiamento dell'Università cattolica - Policlinico A. Gemelli di Roma. «In media, si può dire che le persone sopra i 95 anni prendono tanti farmaci quanti la popolazione adulta di età inferiore ai 65 anni. Tale dato contrasta con l'idea che il bisogno di terapie aumenti progressivamente con l'età ed è indice di una maggiore prudenza dei medici nella prescrizione farmacologica nei pazienti molto anziani. Va inoltre sottolineato che l'efficacia di alcuni medicinali si riduce nelle fasce di età più avanzata, in particolare per le terapie che mirano a prevenire complicazioni future e che necessitano di tempi più lunghi per manifestare i loro benefici» ha aggiunto Onder. Dallo studio emerge che anche la tipologia dei farmaci prescritti varia molto in base all'età: gli ultra 90enni ricevono cure per patologie acute (per esempio, gli antibiotici) ma meno trattamenti per la prevenzione di eventi negativi per la salute o per malattie croniche. Una nota finale riguarda il genere: le donne sopra i 95 anni assumono più farmaci degli uomini, probabilmente questi ultimi arrivano più in salute al traguardo dei 90 e più.
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