mag62020
Ricettazione farmaci illegali, Cassazione: legittimo sequestro preventivo della farmacia
Nelle indagini per ricettazione di farmaci illegali la Cassazione dice sì al sequestro preventivo dell'intera farmacia che rientra nella nozione di cosa pertinente al reato
È corretta l'ordinanza confermativa del decreto di sequestro preventivo della farmacia emesso dal Gip in relazione alla circostanza che il titolare fosse indagato per ricettazione di farmaci di provenienza delittuosa, collocandone inoltre la posizione in un più ampio procedimento di associazione per delinquere finalizzata all'approvvigionamento e al successivo smercio di medicinali.
Farmacia è "cosa pertinente al reato"
La farmacia rientra nella nozione di cosa pertinente al reato, come tale suscettibile di sottoposizione al sequestro preventivo impeditivo. È stato evidenziato infatti come nella vicenda non solo i farmaci fossero stati consegnati presso la struttura, ma soprattutto, come proprio quell'attività commerciale servisse quale strumento per lo smercio successivo dei prodotti rubati; di conseguenza, la commistione tra farmaci di provenienza lecita e farmaci di provenienza delittuosa e le difficoltà di individuazione di prodotti che hanno, per loro natura, un'apparenza che non tradisce la provenienza, rende legittimo il sequestro dell'esercizio al fine di impedire l'ulteriore prosecuzione dell'attività illecita.
Tale impostazione può ritenersi corretta, dal momento che l'espressione cose pertinenti al reato, cui fa riferimento il codice di procedura penale (art. 321) è più ampia di quella di corpo di reato, così come definita dall'art. 253 c.p.p., e comprende non solo le cose sulle quali o a mezzo delle quali il reato fu commesso o che ne costituiscono il prezzo, il prodotto o il profitto, ma anche quelle legate solo indirettamente alla fattispecie criminosa, fatta eccezione per quelle connesse a quest'ultimo da un rapporto solo occasionale.
Nel caso specifico - allo stato delle indagini - è stata ipotizzata la strumentalità dell'esercizio alla custodia e, evidentemente, alla immissione in commercio dei medicinali. La Suprema Corte ha quindi rigettato il ricorso proposto dal titolare avverso il decreto del Tribunale quale giudice del riesame.
Avv.
Rodolfo Pacifico -
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