Ricette illeggibili, acronimi e abbreviazioni vanno standardizzati. Ecco le indicazioni dal Ministero
Nell'epoca della ricetta elettronica, non è più solo la grafia a rendere le prescrizioni difficili da leggere, ma anche di uso non standardizzato di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, che può indurre in errore e causare danni ai pazienti. Queste le premesse con cui il Ministero della Salute ha redatto un documento rivolto a medici e farmacisti ma anche alle strutture sanitarie, in modo che tutti gli operatori adottino un linguaggio comune e "possano ricorrere ad abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli standardizzati". Alla luce anche dei dati di letteratura nazionale e internazionale: il Medmarx reporting system ha rilevato che il 4,7% dei 643.151 errori riferiti, tra il 2004 e il 2006, da 682 strutture sanitarie statunitensi erano riconducibili all'utilizzo di abbreviazioni.
Gli interventi riguardano le prescrizioni delle terapie farmacologiche, comunque redatte, quindi scritte a mano, prestampate, elettroniche e in caso di scrittura a mano è necessario usare lo stampatello; la scheda unica/Foglio unico di terapia in formato cartaceo e elettronico; la Scheda della Riconciliazione farmacologica in formato cartaceo e elettronico; la documentazione sanitaria durante le varie fasi di gestione del farmaco in ospedale e sul territorio inclusa la lettera di dimissione; le etichette utilizzate per le formulazioni galeniche, le preparazioni dei farmaci iniettabili, le miscele di nutrizione parenterale totale; la redazione dei Piani terapeutici; le istruzioni scritte per il paziente sulla gestione della terapia farmacologica, comprese quelle fornite dal Medico di medicina generale e dal Farmacista di comunità. Il Ministero sconsiglia la prescrizione verbale, vietata in particolare per i farmaci antineoplastici, ma nel caso deve essere disciplinata e limitata all'emergenza o per i pazienti in Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (Ptda).
Secondo il Ministero, è "necessario intervenire sui processi di comunicazione che intercorrono tra i diversi ambiti di cura e tra operatori sanitari e tra questi e pazienti/caregiver. Una fluida e trasparente comunicazione, in ospedale e sul territorio, tra farmacisti e medici di medicina generale e pediatri di libera scelta nonché un linguaggio, condiviso anche nei prontuari, nei documenti e nei glossari regionali, rappresentano uno strumento fondamentale nella prevenzione degli errori in terapia".
Un ruolo "determinante", in questo processo, ce l'hanno anche le aziende farmaceutiche in quanto possono verificare la presenza di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli confondenti nel confezionamento e in tutto il materiale utilizzato nella comunicazione (a scopi promozionali, formativi e informativi), compreso i foglietti illustrativi, e apportare idonee misure per evitare errate interpretazioni; collaborare con le Istituzioni preposte alla tutela della sicurezza dei pazienti e all'implementazione della Raccomandazione ministeriale.
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