ott222020
Ricinus communis, profilo e azione
Ricinus communis è una pianta della famiglia Euforbiacee, originaria dell’Africa tropicale. I frutti contengono semi estremamente velenosi e dalla tintura madre si ottiene un olio che è una miscela di trigliceridi e acidi grassi come l’acido ricinoleico
È una pianta perenne della famiglia delle Euforbiacee, originaria dell'Africa tropicale. Ha il fusto alto 2-3 m, foglie palmate e dentellate con frutti capsulati contenenti semi estremamente velenosi: ne bastano 4-5 per uccidere una persona. Utilizzato già nell'antico Egitto come olio per le lampade e per i massaggi e in India come lassativo depurativo due volte l'anno. Nell'Italia fascista era la "purga del sovversivo". Veniva inoltre utilizzato per ristrutturare i capelli sfibrati. Dalla macerazione in alcool dei semi di Ricinus communis, diluiti e succussi si ottiene la tintura madre contenente il 50% di un olio che è una miscela di trigliceridi e acidi grassi, il principale dei quali è l'acido ricinoleico, e di protidi di cui alcuni altamente tossici. L'ingestione di uno o due cucchiai di olio di ricino provoca un effetto emetico e una diarrea acquosa non irritante dovuti all'acido ricinico che si forma nell'intestino per emulsificazione e saponificazione dell'olio da parte della bile e succhi pancreatici. Dalla sperimentazione patogenetica (proovings) e dall'osservazione clinica si conferma un'azione galattogena, nota nella medicina popolare (impacchi sui seni con decotto di foglie di ricino).
Principali indicazioni cliniche
Le indicazioni cliniche nascono dalla legge di similitudine per cui Ricinus communis è utilizzato nella Gastroenterite con nausea intensa e diarrea; nelle coliche epatiche con discinesia biliare, nell'assenza o scarsità della montata lattea.
Sintomi e modalità di reazione
Sensazioni: di peso sullo stomaco e di dolori a cintura, di nausea, di tensione mammaria pulsante.
Posologia
Utilizzato a diluizioni medio basse, 5 - 9 Ch, per via sublinguale e a digiuno, cinque granuli due o tre volte al giorno.
Il simile cura il simile
La sua patogenesi deriva dall'osservazione clinica e dalla sperimentazione patogenetica, che confermano che l'effetto terapeutico si ottiene con diluizioni omeopatiche che curano quei disturbi provocati da dosi ponderali e/o tossiche di principi attivi.
Tiziana Di Giampietro Si ringrazia Siomi (Società italiana di medicina integrata) per la gentile collaborazione.