nov142019
Rischio alimentare: informazioni su sicurezza modifica percezione e abitudini
L'informazione sulla sicurezza alimentare cambia i comportamenti e le scelte di ciò che si porta in tavola
Secondo i dati del sondaggio
Eurobarometro, sviluppato in collaborazione con gli Stati membri dell'Ue, pubblicati lo scorso giugno in occasione della prima giornata mondiale della sicurezza alimentare, la maggioranza degli europei (55%) conosce i temi principali e due terzi si sono lasciati positivamente influenzare dalle notizie riguardanti la sicurezza, cambiando i comportamenti di conseguenza.
È un buon risultato, dice
Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, che dimostra quanto gli europei tengano a ciò che mangiano. La sicurezza degli alimenti - si sintetizza nel Rapporto - è la preoccupazione principale nello scegliere il cibo solo per il 20% degli europei; per la maggior parte è solo uno dei tanti fattori che, insieme al prezzo, al gusto, alla componente nutrizionale e all'origine dell'alimento, influenzano abitudini e scelte alimentari.
Le preoccupazioni principali
Non c'è una preoccupazione predominante che accomuni tutti i Paesi. I temi principali sono tre: l'uso improprio degli antibiotici, ormoni e steroidi negli animali da allevamento (44%), residui di pesticidi negli alimenti (39%) e additivi alimentari (36%). Temi presenti anche nella precedente edizione del sondaggio, quella del 2010, quando però a tenere in ansia gli europei erano le questioni riguardanti gli Ogm, oggi sostituiti da una tematica forte e ancora tutta da approfondire come quella delle microplastiche nell'ambiente e quindi nelle fonti alimentari.
Fra i più accreditati opinion leader in tema di informazioni sui rischi legati al cibo ci sono gli scienziati (l'82%, in aumento rispetto al 73% del 2010), le organizzazioni dei consumatori (il 79%) e gli agricoltori (il 69%); la televisione rimane il primo mezzo a cui si rivolge il 70% degli europei. Segmentando l'analisi si scopre però che la maggior parte dei giovani sceglie i social media, dopo la televisione (45% di quelli tra i 15 e i 24 anni), mentre gli anziani preferiscono fonti tradizionali come i giornali (46%) e la radio (30%).
La situazione in Italia
E in Italia? Per molti parametri indagati dalla ricerca siamo in linea con la media europea, ma non per tutto. L'interesse personale verso il tema della sicurezza scende al 17% di media contro il 40% nella Ue. Dato che però sale al 25% e al 27% rispettivamente fra quanti hanno studiato oltre i 20 anni e fra chi si vede come appartenente al ceto medio-alto della società. Gli aspetti più importanti nell'acquisto sono origine e sicurezza. Il 62% guarda la provenienza (contro il 53% in Ue) e il 61% valuta i rischi nel consumo dell'alimento. Gli aspetti nutrizionali (per esempio nei confronti dei contenuti di vitamine, proteine, zuccheri e grassi) influenzano il 42% delle scelte. Si sceglie valutando l'aspetto del sapore (47%) mentre i temi etici (compatibilità con la religione, tutela benessere animale o ambientale) guidano l'acquisto solo per un 20% (19% media Ue).
La televisione fra gli italiani è il mezzo di comunicazione più accreditato (67%); seguono internet e quotidiani e riviste (37%) e la rete di conoscenze (36%).
Si legge invece quasi un pari merito fra i social media (23%) e il gruppo degli esperti (medici, nutrizionisti, o specialisti vari (24%). Pubblicazioni di settore, eventi, o punti informativi quali bancarelle anche nell'ambito di eventi rispettivamente totalizzano il 14%, 11% e il 7% (tutti però dati superiori alla media Ue). Gli italiani a livello di percezione si preoccupano soprattutto per residui di antibiotici, ormoni o steroidi nella carne come il resto dei cittadini Ue (44%).
In Italia poi ci si preoccupa maggiormente per la presenza di allergeni (22%) e per le tracce di materiali inquinanti che possono contaminare gli alimenti (es. plastica o alluminio dalle confezioni) al 20%. Quali sono quindi i comportamenti che gli italiani adottano in conseguenza? Le informazioni sulla sicurezza fanno cambiare in modo permanente i comportamenti al 26% degli intervistati mentre il 24% sono quelli che pur ricevendo un'informazione preoccupante non hanno variato la loro condotta, numeri nel primo caso inferiori al resto della media Ue e nel secondo superiore.
Francesca De Vecchi
Fonti
Report Eurobarometro Focus Eurobarometro sull'Italia