Politica e Sanità
09 Aprile 2019"La salute costa ma l'assistenza molto di più e anche i farmaci più costosi fanno risparmiare ingenti risorse alla sanità pubblica. In questo contesto la farmaceutica italiana riveste un ruolo di assoluta eccellenza, sia nella produzione sia nella ricerca". La lezione magistrale di Massimo Scaccabarozzi, insignito dall'Università di Bologna del Sigillo d'ateneo, alla presenza del rettore Francesco Ubertini, è l'occasione per ripercorrere la sua carriera e, allo stesso tempo, rivendicare il merito di un comparto, quello farmaceutico nazionale, che ha saputo attraversare l'ultimo decennio di crisi economica non solo uscendone indenne ma riuscendo a crescere. Milanese, classe 1960, laurea in Farmacia, Scaccabarozzi è presidente e Ad di Janssen Italia e, dal 2011, ai vertici di Farmindustria. In oltre trent'anni di attività ha avuto modo di conoscere la farmaceutica italiana in tutti i suoi meandri, partendo dall'informazione scientifica e dalle vendite per poi approdare agli incarichi dirigenziali. Racconta a una platea composta in buona parte di studenti dell'ateneo bolognese la sua "ricetta" di leadership. Passione per il lavoro, capacità di scegliere i collaboratori, di valorizzarli anche quando sbagliano (purché si dimostrino propositivi e "coraggiosi") e di delegare.
Prima di tutto, però, la necessità di "non prendersi troppo sul serio", come dimostra la lunga esperienza come cantante della JC Band, il gruppo rock che ha fondato e che porta in giro per l'Italia a fini benefici (nume tutelare Vasco Rossi, più volte citato nella lezione magistrale). Ma al di là del vissuto personale, Scaccabarozzi tocca alcuni punti nevralgici del momento attuale, a cominciare dal forte vento antiscientifico di questi ultimi anni, che pure ha avuto forte presa sull'opinione pubblica, tra fake news, crociate no vax e convinzioni diffuse anche a livello politico che quando si deve risparmiare sulla spesa sanitaria occorra farlo necessariamente sulla farmaceutica, considerata a sproposito troppo costosa. "Eppure il 35% dei contratti outcome based, a livello mondiale, sono stipulati in Italia. Quei contratti cioè che prevedono il rimborso del farmaco in base alla sua efficacia. Non solo, ma ridimensionare l'importanza della ricerca farmaceutica, per sua natura molto costosa, significa dimenticare cosa essa ha fatto negli ultimi decenni verso patologie una volta letali come l'Aids o pressoché inguaribili come l'epatite C". Con 66.000 addetti e altrettanti nell'indotto e un +22% di produzione tra il 2008 e il 2018, la farmaceutica italiana, oggi la prima in Europa, è, per il presidente di Farmindustria, un patrimonio da preservare, anzi da sostenere anche a livello istituzionale, in quanto in grado di attrarre ingenti investimenti in forza delle sue elevate qualità tecnologiche e competitive. Solo per dare una dimensione del fenomeno, si calcola che nei prossimi cinque anni si investiranno, a livello globale, 1.000 miliardi di euro nella ricerca farmaceutica.
Giuseppe Tandoi
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